«I partiti? Il sistema è morto nel 1989 e non è ancora nato niente al suo posto»: non ci va giù per nulla leggero l’ex Ministro socialista Rino Formica, intervistato da La Verità per un contributo informato sulla situazione attuale tanto politica quanto “sistemica”. E la fotografia data dall’ex Ministro delle Finanze e del Lavoro è tutt’altro che “positiva”: «I 5 stelle sono messi peggio d’un corpo attaccato selvaggiamente dal Covid. Il Pd è in una condizione precomatosa, Leu si è autoliquidata, Renzi dopo aver diroccato il vecchio governo ha dismesso l’attività politica per fine missione», mentre sul Centrodestra non va certo meglio «Rivoluzioni silenziose in Lega e Fratelli d’Italia mentre Forza Italia è una monarchia in estinzione ma senza eredi».
In tutto questo, Mario Draghi dovrà fare il possibile per tirare l’Italia fuori dal pantano della crisi economica ma anche politica: «può cercare di sistemare l’organizzazione della vaccinazione, elaborare un progetto credibile di Recovery plan. Per il resto, non ha interlocutori all’altezza: tenta di trovare equilibrio tra politica e tecnocrazia. Ma la parte politica ogni giorno si autodistrugge, e dunque pesa di meno». Certo, per Formica il cambio Draghi-Conte è comunque fondamentale per uscire dalla crisi: «Conte era tronfio: roboante ma vuoto. Mario Draghi è disteso: e nella sua calma introduce elementi di serietà nell’affrontare le difficoltà».
IL COVID E LA STRATEGIA DELLA TENSIONE
Quello che però resta problematico da debellare è quel senso di “paura della pandemia” che il precedente Governo (assieme a Cts e potere dei media da un anno a questa parte) porta in “dote” all’attuale maggioranza Draghi: «partito dei virologi? Lo temo ma è comprensibile», spiega ancora Rino Formica ai colleghi de La Verità, «quando arriva il vuoto della politica, si crea il pieno dei piccoli partiti delle specializzazioni. C’è il partito dei virologi, il partito della burocrazia, il partito dei baroni universitari… tutti hanno il diritto di esprimersi, ma a decidere dev’essere la politica».
In merito agli scienziati e virologi di continuo ricercati dalla stampa, Formica fa un passo in più e si chiede se non ci sia qualcuno a cui giovi «l’uso politico della paura»: secondo l’ex Ministro 94enne, «Quando si diffonde la paura, il Paese è più fragile sul piano della vitalità democratica. E quindi è più disponibile a subire anche violenze democratiche. Che la paura pandemica sia stata strumentalizzata politicamente è indubbio: con quanta efficacia, poi, è da vedere». Il rischio del riproporsi del passato anche oggi esiste e per Formica acquisire ‘ombre’ dagli anni Settanta: «si rischia, come negli anni di piombo, una nuova strategia della tensione. Con l’aggravante che all’epoca si trattava di fenomeni ancora controllabili dalla risposta democratica, mentre oggi l’epidemia è una crisi naturale ed esistenziale, che crea crisi di panico difficilmente gestibili».