Quando in Nuova Zelanda è scattato il lockdown a marzo e le frontiere sono state chiuse, centinaia di aziende hanno chiuso e molti cittadini sono purtroppo rimasti senza lavoro. L’impatto della pandemia Covid a livello economico è noto, così come le ripercussioni per gli altri malati. Lo sappiamo bene in Italia, dove il Governo continua tuttora a chiedere sacrifici ai suoi cittadini. Ma nella prima ondata, nonostante la distanza sociale forzata, ci si è uniti per evitare che il sistema sanitario venisse sopraffatto e per impedire il peggio anche dal punto di vista economico. In Nuova Zelanda le cose sono andate anche meglio, visto che rispetto agli altri paesi la sua economia si sta gradualmente riprendendo.



Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Journal of Experimental Social Psychology, i neozelandesi erano disposti ad accettare gli effetti devastanti delle restrizioni pur di riuscire a sconfiggere la pandemia Covid, talmente fa paura. Un’ammirevole prova di “forza” del popolo neozelandese, dietro cui si nasconde una paura che preoccupa i ricercatori. Anche se la “moralizzazione” possa essere una risposta naturale a una minaccia così imponente per la salute, questo processo può anche spingere le persone a non considerare i potenziali costi umani derivanti dalle restrizioni, a non tener conto di altre forme di sofferenze meno visibili.



“DISPOSTI A MORIRE… MA NON DI COVID”

«Il costo che le persone stanno accettando e le misure prese sono estreme. Sembra che la pandemia Covid sia diventata una minaccia da combattere a tutti i costi», ha spiegato la dottoressa Maja Graso (University of Otago Business School), prima autrice dello studio. Dalla ricerca è emerso anche che i partecipanti sono disposti ad accettare di morire o ammalarsi per un trattamento posticipato a causa delle restrizioni Covid anziché morire o ammalarsi per il coronavirus. «La gente pensa che sia più accettabile questo, come se altre morti siano più accettabili di quelle per la pandemia». Inoltre, i ricercatori hanno constatato che i neozelandesi sono più propensi ad accettare un eventuale abuso di potere da parte della polizia se ciò serve a impedire la diffusione del contagio. Covid fa più paura della perdita dei propri diritti. Inoltre, se viene diffusa una informazione che non è in linea con la strategia messa a punto per combattere la pandemia, questa viene bocciata. «Il nostro studio ha scoperto un chiaro e forte pregiudizio contro la ricerca che utilizza informazioni sottoposte a peer-reviewed». La sfida contro la pandemia Covid è stata, dunque, “moralizzata” al punto tale che pur di vincere questa battaglia che fa paura si è disposti ad accettare la sofferenza e le conseguenze gravi causate dalle restrizioni.

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