«Questo è un attacco mostruoso alla libertà di parola in tutto il mondo». Così George Lobushkin, ex addetto stampa di Pavel Durov, ha definito l’arresto del fondatore franco-russo e massimo dirigente della piattaforma di comunicazione online Telegram. L’applicazione è da tempo nel mirino perché organizzazioni terroristiche, trafficanti di droga e di armi e gruppi estremisti la usano per comunicare, reclutare e organizzarsi. Infatti, le accuse per le quali Durov è stato arrestato in Francia sono legate alla diffusione di materiale illecito.



I governi nazionali, in particolare quelli dell’Unione europea, hanno intensificato negli ultimi anni le pressioni sui giganti hi-tech per combattere da un lato la disinformazione, dall’altro l’estremismo online, ma Telegram ha risposto con una lieve moderazione dei contenuti rispetto ad altre piattaforme, non mostrandosi collaborativa con le autorità.



Ad esempio, in Francia le autorità vogliono che aziende come Telegram agiscano con decisione nel bloccare gli account e i contenuti per combattere la circolazione di materiale illecito, entrando così in conflitto con Durov, visto che la sua piattaforma usa solo alcune centinaia di moderatori per controllare ciò che viene postato, secondo gli esperti e gli ex dipendenti, un numero molto basso rispetto ad aziende come Meta. Alla base di questa vicenda c’è, dunque, la contrapposizione tra il bisogno di controllo degli Stati per evitare crimini e reati e il diritto alla privacy degli individui.



IL DIRITTO ALLA PRIVACY E I DUBBI SULLA SICUREZZA

In effetti, la piattaforma è stata creata con l’impegno a non rivelare mai, per nessun motivo e a nessuno, alcuna informazione sui propri utenti. Sin dalla sua nascita, è diventata uno strumento importante di comunicazione per coloro che vivono sotto regimi o in Paesi dove la libertà di informazione è limitata, d’altra parte è usata anche per portare avanti crimini e reati.

Anche se Durov si è dipinto sempre a favore della libertà di parola, molti esperti di sicurezza ritengono che Telegram non sia sufficientemente criptato; inoltre, chi si occupa di contrastare la disinformazione online sostiene che, in virtù di questa lieve moderazione, l’app è diventata un importante vettore per la diffusione della propaganda terroristica e dell’estremismo di estrema destra.

PERCHÈ PAVEL DUROV È STATO ARRESTATO IN FRANCIA

La Ofmin, l’ufficio francese per la lotta contro la violenza sui minori, aveva emesso un mandato di perquisizione e di arresto per Durov durante un‘indagine preliminare su reati come frode, traffico di droga, molestie informatiche, criminalità organizzata, apologia del terrorismo. Il fondatore di Telegram sarebbe – secondo le accuse – un «complice» di questi reati in quanto non ha fatto niente per evitare che venissero compiuti attraverso la piattaforma da lui creata e gestita, non avendo lavorato a una moderazione efficace e non avendo collaborato con gli investigatori.

L’amministratore delegato di Telegram comparirà oggi in tribunale dopo l’arresto all’aeroporto di Parigi, riferiscono fonti dell’AFP. «Basta con l’impunità di Telegram», ha dichiarato un investigatore, sorpreso dal fatto che Durov sia atterrato a Parigi pur sapendo di essere ricercato.

ELON MUSK IL PROSSIMO NEL MIRINO?

Elon Musk ha già lanciato l’hashtag #FreePavel sul social di sua proprietà, X, che tra l’altro è nel mirino dell’Ue, in particolare del commissario Thierry Breton per il contrasto all’odio online e alla disinformazione. Infatti, Musk fa spesso riferimento al free speech, la libertà di poter esprimere la propria opinione, quindi l’arresto di Durov è un brutto segnale secondo il miliardario, che parla di tempi «pericolosi» e risponde affermativamente a chi dichiara che «oggi tocca a Telegram, domani tocca a X».

In parallelo, ha attaccato Zuckerberg: «Ha già ceduto alle pressioni della censura. Instagram ha un problema enorme di sfruttamento dei minori, ma nessun arresto per Zuck, che censura libertà di parola e dà ai governi accesso ai dati degli utenti». Si è schierato anche il noto conduttore americano Tucker Carlson, che aveva intervistato Durov quest’anno, ha dichiarato che l’arresto è «un monito vivente per tutti i proprietari di piattaforme che si rifiutano di censurare la verità per volere di governi e agenzie di intelligence».

COSA PUÒ SUCCEDERE ORA A TELEGRAM

Secondo l’esperto Riccardo Meggiato, consulente in Digital Forensics e in cyber security, ora potrebbe esserci una fuga generale da Telegram verso altri servizi, perché circolerà l’idea che non è sicura. Di parere opposto il professor Stefano Zanero, che insegna ingegneria al Politecnico di Milano ed è specializzato in cybersicurezza: al Corriere ha spiegato la comunità potrebbe stringersi attorno a Durov, già dipinto come vittima, anche perché c’è un potenziale intreccio geopolitico.

A tal proposito, la Russia è subito intervenuta accusando la Francia di rifiutarsi di collaborare: «Abbiamo immediatamente chiesto alle autorità francesi di spiegare le ragioni di questa detenzione e abbiamo chiesto che i suoi diritti siano protetti e che sia concesso l’accesso consolare. Finora, la parte francese si rifiuta di cooperare su questa questione», ha dichiarato l’ambasciata russa a Parigi in una dichiarazione riportata dall’agenzia di stampa Ria Novosti. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha confermato che è stato ha chiesto l’accesso consolare per il 39enne, aggiungendo che, avendo anche la cittadinanza francese, «la Francia ritiene che sia la sua nazionalità principale».

FRANCIA VS RUSSIA, INTRECCI GEOPOLITICI DIETRO L’ARRESTO DI DUROV?

Basti pensare che le autorità governative di Russia e Ucraina usano Telegram per diffondere notizie e informazioni sulla guerra, così come i gruppi di opposizione liberale dentro e fuori la Russia, dunque Durov potrebbe diventare una risorsa preziosa per le agenzie di intelligence occidentali che cercano di aprire le comunicazioni criptate di Telegram. Bisogna poi tener presente, secondo il Wall Street Journal, che negli ultimi mesi la Francia è stata bersaglio di diverse operazioni russe, secondo i funzionari francesi, che hanno suscitato le proteste del presidente Emmanuel Macron e di altri membri del governo.

Per i funzionari russi l’arresto di Durov è un atto indiretto di ostilità nei confronti della Russia. Zakharova ha detto che Mosca controllerà la reazione delle organizzazioni internazionali in relazione alla detenzione di Durov per vedere se saranno «vigili nel proteggere i diritti umani e garantire la libertà di parola» come lo sono quando la questione riguarda quelle che questi gruppi considerano trasgressioni della Russia. Per Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, pesa il fatto che Durov sia franco-russo: «Ha sbagliato i calcoli. Per tutti i nostri nemici comuni, egli è russo e quindi imprevedibile e pericoloso. Di sangue diverso».