Di certo, la parola “asintomatici” da circa due mesi e mezzo a questa parte è diventata molto più famosa di quanto lo fosse mai stata in precedenza: sono loro tra i principali protagonisti (loro malgrado) dell’epidemia di Coronavirus, che può essere diffusa soprattutto da loro, cioè dalle persone che non accusano sintomi della malattia (asintomatici, appunto), ma sono in realtà positivi al Covid-19.
Molte domande ci sono circa questa condizione: ad alcune si possono già dare risposte valide, su altri aspetti invece restano i dubbi. William Petri, docente di medicina e microbiologia all’Università della Virginia e specializzato in malattie infettive, ha fatto un riassunto di quanto sappiamo e cosa c’è ancora da scoprire circa gli asintomatici nella pandemia di Coronavirus per The Conversation.
Un primo aspetto da considerare è che l’asintomaticità è una condizione comune in tutte le malattie causate da infezioni: Petri ricorda un caso che lo ha coinvolto in prima persona indagando l’infezione da Cryptosporidia (una delle principali cause di diarrea), perché quasi la metà di chi l’aveva contratta era formato da asintomatici; anche nella “normale” influenza stagionale, la quota degli asintomatici può arrivare fino al 25%. Da considerare inoltre che pure chi si ammala in genere non lo fa immediatamente, dunque prima trascorre qualche giorno da asintomatico – altro aspetto che ormai conosciamo a perfezione anche per il Covid-19 e le sue due settimane circa di incubazione.
ASINTOMATICI CORONAVIRUS: COME DIFFONDONO CONTAGIO?
Il pericolo principale legato agli asintomatici è naturalmente il fatto che possono diffondere il contagio da Coronavirus senza nemmeno accorgersi: ovviamente è più probabile che esso venga diffuso dallo starnuto di un malato, però la trasmissione del Coronavirus è possibile anche tramite il normale respiro, che diffonde comunque le ormai celebri “goccioline” (droplets) che nel caso di una persona asintomatica possono appunto contenere il virus.
Questo è il motivo per cui ogni persona che è entrata in contatto con un malato da Coronavirus dovrebbe mettersi in auto-quarantena: anche se si sente sano, potrebbe infatti essere asintomatico.
Anzi, gli studi più recenti ci dicono che i livelli più alti del Coronavirus sono più presenti nel periodo pre-sintomatico di un malato, cioè quando non manifesta ancora i sintomi e di conseguenza è appunto asintomatico: questo accresce ulteriormente l’importanza della quarantena per chi sospetta di essere stato contagiato ed è probabilmente una delle cause della grande diffusione su scala globale del Coronavirus.
ASINTOMATICI CORONAVIRUS: QUANTI SONO? SARANNO IMMUNI?
Altra domanda molto delicata è la seguente: gli asintomatici sviluppano nel loro sangue gli anticorpi contro il Covid-19? Questa è una questione molto delicata riguardante gli asintomatici veri e propri, cioè quelli che non manifestano per nulla alcun sintomo. Una volta “guariti” da una malattia che magari non si sono neanche accorti di avere, essi hanno gli anticorpi?
Ragionevolmente la risposta è sì, ma restano dubbi: potrebbero essere meno forti rispetto a chi davvero ha dovuto lottare contro la malattia e di conseguenza potrebbero garantire una minore immunità e per un tempo più breve – su tutti questi aspetti le indagini sono ancora piuttosto indietro. Infine: quanti sono gli asintomatici? A questa domanda è davvero difficile rispondere.
In un centro per i senzatetto a Boston sottoposto a test, il 36% è risultato positivo a Covid-19 e nessuno accusava sintomi; tra i giapponesi rientrati da Wuhan, ben il 30% è risultato essere asintomatico; in uno studio italiano è risultato che il 43% dei positivi erano asintomatici. Dati che riguardino l’intera popolazione sono ben più difficili da avere, si può stimare che fra il 10 e il 40% siano asintomatici, ma la ‘forbice’ tra i due valori è davvero enorme. Una cosa è certa: proprio il gran numero di asintomatici purtroppo sta rendendo difficile tenere sotto controllo la pandemia di Coronavirus.