I pazienti che hanno contratto il vaiolo delle scimmie sono maggiormente a rischio di contrarre l’Aids. Ad affermarlo oggi ai microfoni de Il Messaggero, sono il dottor Giustino Parruti, direttore del reparto di Malattie infettive di Pescara, e il dottor Alessandro Grimaldi, direttore di Malattie infettive dell’ospedale dell’Aquila, da due anni e mezzo in prima linea nella lotta contro il covid. «Come tutte le malattie sessualmente trasmissibili – spiegano i due camici bianchi – può aumentare il rischio di prendere altri virus con la stessa modalità di contagio, anche l’Hiv».



Parruti aggiunge: «Quelle che si stanno osservando nel mondo occidentale sono manifestazioni lievi, che recedono senza alcuna terapia specifica e che probabilmente trovano una copertura vaccinale ancora sussistente in chi è vaccinato contro il vaiolo umano. È una malattia sessualmente trasmissibile – mette in guardia però l’esperto – e in quanto tale deve essere controllata, soprattutto perché essendo una infezione sessuale deve essere diagnosticata per avviare una riduzione dei rischi da esposizione e non avere un potenziamento del potere patogeno come il rischio di co-trasmissione. Questo vuol dire che una persona positiva al vaiolo delle scimmie è più probabile che prenda l’Hiv o l’epatite C se ha contatti a rischio in questo senso».



VAIOLO DELLE SCIMMIE, PAZIENTI A RISCHIO AIDS: “MA SIAMO PRONTI”

L’infettivologo ha quindi rivolto un appello a chi abbia il sospetto di aver contratto il monkeypox: «Chieda la consulenza di un professionista. È un modo per migliorare il controllo della trasmissione, affinché non diventi una malattia molto diffusa e quindi come tale un fattore di co-trasmissione di altri patogeni pericolosi, come l’Hiv. Da questo punto di vista siamo pronti: dermatologi e infettivologi sono a disposizione per la valutazione dei pazienti che hanno lesioni sospette».

La situazione a livello internazionale sta seriamente preoccupando gli addetti ai lavori, al punto che negli Stati Uniti sta arrivando un carico di 800mila vaccini, al momento l’unica arma a disposizione nei confronti del vaiolo delle scimmie. «Le lesioni che si formano continuamente sulla cute o sulle mucose – ha spiegato il dottor Grimaldi – possono aumentare il rischio di malattie a trasmissione sessuale». Il prof ha spiegato che in Italia si è registrata una recrudescenza leggera fra gli adolescenti che sono quelli che non sono stati vaccinati. «Allo stato attuale – ha concluso – nessuno può prevedere la possibile evoluzione di una malattia virale».