Il PD cambia tutto, dal nome, al simbolo alle alleanze? È stato Enrico Letta a illustrare agli iscritti, ancor prima che ai dirigenti del partito, il percorso che porterà al congresso, chiamato a riformare il Partito Democratico dalle fondamenta. “Apertura, opposizione, nuova vita” è quanto scrive il segretario del Pd su Twitter, indicando le fasi – della chiamata, dei nodi e del confronto sulle candidature – per arrivare al vero cambiamento.



E le reazioni del mondo politico, soprattutto della Sinistra, non si sono fatte attendere. A cominciare da Massimo Cacciari, per il quale al Partito Democratico servirebbe “un congresso come quello che fece Occhetto dopo il 1989“. Ma lancia anche l’idea del Pd che cambia nome, suggerendo “Democrazia Progressiva”. Sulle pagine de La Repubblica, Cacciari commenta: “Cosa vogliamo essere? Una democrazia progressiva? E allora ci servono riforme vere e non solo presentarsi come i ‘custodi della Costituzione‘”.



PD cambia nome? Per Fassina il Partito Democratico ha abbracciato i neoliberisti

“Il PD ha abbracciato i neoliberisti” sostiene Stefano Fassina, deputato tra i fondatori del PD sul fallimento della fusione a freddo tra Ds e Margherita che diede vita al PD. “Si trattava già di una fusione che ha riguardato due esperienze, due storie, che erano consumate – ha dichiarato Fassina a La Notizia Giornale -. Quindi, il problema non è la fusione, ma i protagonisti che già erano arrivati al capolinea. Del resto, il Pd ha abbracciato l’impianto neoliberista che era già in crisi. Erano due storie che a un certo punto avrebbero dovuto rigenerarsi e invece hanno assunto le peggiori mode a sinistra“.



Il PD che cambia nome rappresenta l’ultima cosa nell’elenco delle priorità per il deputato democratico Walter Verini. “Non bisogna partire dal nome e dalle candidature, che sono l’ultima fase – ha detto il democratico a Il Fatto Quotidiano – ma dalle fondamenta“. Tutto passa in secondo piano rispetto al dare risposte all’Italia: “I problemi sono quelli di tutti i giorni, le imprese, le famiglie, il lavoro e il caro bollette. Su queste cose faremo un’opposizione seria“. Ma anche le alleanze, come quella possibile con il Movimento 5 Stelle, viene dopo. “Al congresso discuteremo su quello che dovrà essere il PD“, ha concluso Verini.

PD cambia nome? Si parla di rientro degli uomini di Renzi e Bersani

A proposito di alleanze, il congresso del nuovo PD potrebbe riaprire le porte ai bersaniani e ai renziani. Letta ha parlato di “congresso a regole vigenti” articolato in quattro fasi, ma la vera novità è l’apertura ai bersaniani che avevano preso parte alla lista “Italia Democratica e Progressista”, secondo quanto spiega l’agenzia Dire. E si profilerebbe anche il rientro dei renziani.

Sono tante le proposte a caldo all’indomani della sconfitta elettorale (compreso il PD che cambia nome), ma la vera domanda dovrebbe essere dove va il PD oltre il PD. È quanto si chiede Linkiesta sulla direzione verso il massimalismo o il riformismo del Partito Democratico. Per Mario Lavia “oltre il PD c’è il PD, la solita scorciatoia in cui tutto si tiene, magari con i dalemiani e i socialisti. Si chiamerà in segreteria – continua nella sua analisi – un giovane di belle speranze purché sia della ‘Ditta Nazarenica’. Cioè uno del gruppo dirigente che ha portato il PD alla sconfitta di domenica scorsa. E ci vuole coraggio – conclude – ad aspirare alla segreteria se sei stato causa di questo disastro“.