Il Pd, il Partito Democratico, non sembrerebbe volere i lavoratori ai vertici delle aziende. E’ questo quanto scrive stamane il quotidiano Il Giornale, con un articolo in prima pagina in cui descrive nel dettaglio quello che starebbe accadendo. Il riferimento è al disegno di legge circa l’importanza della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, ed in particolare del capitale e degli utili. Una legge che è stata già approvata dalla Camera e che è giunta in questi giorni al Senato. Il Dl è stato fortemente voluto dalla Cisl dopo una raccolta di più di 400mila firme, e di fatto si propone di attuare l’articolo numero 46 della nostra Costituzione, attraverso cui viene riconosciuto ai lavoratori il diritto di collaborare appunto alla gestione delle aziende.
Nel corso degli ultimi 50 anni sono stati fatti enormi passi in avanti in tal senso, soprattutto in materia di salute, sicurezza, organizzazioni di lavoro, pari opportunità e via discorrendo, ma ora è necessaria una legge, aggiunge ancora Il Giornale, che possa “promuovere la cultura partecipativa della governance d’impresa”. Peccato però che questa legge non sia stata votata, come invece sembrerebbe essere naturale, dalla sinistra, o meglio: la maggioranza con Azione e Italia Viva hanno votato a favore, mentre il Movimento 5 Stelle e AVS hanno votato contro. Si è invece astenuto il Pd, sostenendo che la legge sia stata snaturata dal governo durante l’iter parlamentare, nonostante, come specifica ancora il quotidiano, abbia mantenuto intatta la proposta alla partecipazione dei lavoratori in tutte le forme, non soltanto economica ma anche gestionale, organizzativa e via discorrendo.
PD CONTRO I LAVORATORI AI VERTICI AZIENDALE: LA REPLICA DI PARENTE
Una volta che verrà sottoscritta potremo finalmente vedere i lavoratori nei bord decisionali delle aziende, di conseguenza non si comprende la posizione del Pd. Annamaria Parente, ex senatrice di Italia Viva oggi sindacalista, (colei che ha firmato il pezzo de Il Giornale), definisce quella dei Dem una scelta difficile da comprendere, lei che da ex cislina venne chiamata a “far parte della prima segreteria del partito”.
Secondo la stessa è necessario dare vita a delle relazioni industriali moderne, responsabili e partecipate, proprio come “ci ha insegnato il professor Marco Biagi”, ucciso dalle nuove Brigate esattamente 23 anni fa, il 19 marzo del 2002.