Ieri il Segretario Pd Nicola Zingaretti ha chiuso la Festa dell’Unità di Modena rilanciando la campagna elettorale verso Regionali e Referendum con un punto chiaro: qualunque sia il risultato, il Governo Conte-2 non subirà scossoni il prossimo 22 settembre. Oggi Enrico Letta in una lunga intervista al Corriere della Sera prova a fugare ogni dubbio su questa “promessa” di Zingaretti, blindando la sua segreteria anche davanti agli “scalpitanti” diretti (Giorgio Gori) e più “defilati” ma molto sponsorizzati da parte del Pd (Stefano Bonaccini). «Da Landini a Calenda, siamo riusciti a far dialogare senza le problemi le tante anime di un centrosinistra fatto di persone che non si parlano», commenta soddisfatto Letta, direttore della Summer School della sua Scuola di Politiche. È tornato a fare campagna elettorale nella “sua” Toscana per il rischio di una Lega vincente con Susanna Ceccardi contro il candidato Csx Eugenio Giani. Letta prova a chiudere le polemiche dopo l’invito rivolto da Bonaccini all’amico Matteo Renzi per un possibile ritorno in casa Pd, «Le porte aperte non mi spaventano, anche se troppo spesso nel campo del centrosinistra hanno prevalso ripicche e odi personali. A Cesenatico abbiamo fatto un piccolo esperimento, far ragionare in un campo largo voci anche diverse tra loro come Speranza, Franceschini, Landini, Schlein, Bonaccini. In futuro mi piacerebbe coinvolgere anche Bonelli e Bonino». Pur non dimenticando quel “Enrico stai sereno” e il successivo cambio a Palazzo Chigi, Letta non chiude al ritorno di Renzi «Non ho sentimenti di rivincita, o di chiusura, sono per i confini larghi. L’importante è che tutti siamo consapevoli di quanto la leadership di Zingaretti ha fatto per il Paese, spostandolo su una posizione europeista».



LETTA BLINDA ZINGARETTI: SU FUTURO PD…

Enrico Letta però difende Zingaretti anche nella sua alleanza di Governo con Di Maio e Conte, contestando le critiche giunte da Saviano e le Sardine: «Sulla cosa più importante, il rapporto con l’Europa, il Pd ha fatto la differenza. Avevamo un governo antieuropeo e adesso abbiamo un governo europeista e questo grazie al lavoro di Zingaretti nei confronti dei Cinque Stelle». In merito ai ritardi che il Pd vede ancora “intatti” su abolizione decreti sicurezza e Mes, l’ex Premier sottolinea «L’Italia prenderà quei soldi, per il bene delle persone, dell’economia e della sanità. Andiamo all’essenza, guardiamo la luna e non il dito. La cosa importante è che questo governo non sta con Budapest e Varsavia, ma sta con Berlino, Parigi e Madrid. Siamo passati da Orban a Merkel, Macron e Sanchez». Mirino spostato alle Regionali, con l’esito anche nefasto che non dovrebbe vedere sconvolgimenti sul Governo: secondo Enrico Letta non si tratta di un test nazionale, «Sono elezioni regionali e tali debbono rimanere. Zingaretti è stato eletto alle primarie e, a parte il fatto che non si può cambiare leadership a ogni cambio di scenario, bisogna riconoscergli di aver spostato l’asse del Paese. Il Recovery fund è un risultato incredibile, ci sono 209 miliardi fondamentali per la vita dei cittadini e per le imprese». Sul futuro prossimo, al netto delle divisioni ancora presenti nel vasto campo del Centrosinistra, Letta non esclude un possibile ruolo da “federatore” per il Premier Giuseppe Conte alle prossime elezioni politiche: «Sono convinto che si voterà a scadenza naturale, febbraio del 2023. È un’era geologica, parlarne adesso è inutile. E Conte è totalmente concentrato nel lavoro che sta facendo, direi anche bene».

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