Il Governo è in crisi ma il Pd, forse, lo è di più: le ultime ore prima dell’intervento decisivo domani in Senato del Premier Conte (dove dovrebbe illuminare il Parlamento con le comunicazioni sulla crisi di Governo, ndr) stanno presentando frenate, dietrofront, accuse incrociate e una evidente sensazione, il Partito Democratico non è per nulla allineato dietro al suo attuale Segretario Nicola Zingaretti. Le frenetiche attività di Matteo Renzi, tornato in questa crisi improvvisamente di nuovo protagonista dopo i mesi da “senatore semplice”, portano il Pd a decidere se accelerare per un accordo di Governo con il Movimento 5 Stelle o se invece puntare al Governo istituzionale scelto da Mattarella; la strada del voto subito viene invece battuta da Zingaretti che non intende legarsi ad un accordo difficile con i grillini, gestito tra l’altro da maggioranza di parlamentari renziani magari per vedersi poi sul più bello la scissione dello stesso ex Premier pronto con il suo nuovo partito centrista. Così almeno fino alla giornata di oggi, ma nelle ultime ore tutto sembra esser stato messo in discussione: prima Di Maio boccia completamente un contratto con Renzi-Boschi (senza però chiudere del tutto con il Pd, esattamente come fatto da Grillo ieri da Bibbona), poi Zingaretti interviene per “frenare” lo stesso accordo “giallorosso” e in ultima analisi Renzi parlando con Studio Aperto annuncia «pronto a votare la sfiducia domani in Senato. Noi votiamo contro il governo Conte-Salvini-Di Maio, è un governo che ha messo in ginocchio l’Italia, noi votiamo perchè il governo vada a casa».



GUERRA PD E CRISI GOVERNO: LE MOSSE DI ZINGARETTI

Le “trappole” e i cambi di strategia di Renzi tengono in constante tensione il Segretario dem che per le prossime settimane vuole cercare il più possibile di capitalizzare l’apparente “crisi” di Salvini e nello stesso tempo tenere unita la “baracca” dalle lotte di correnti interne al Partito Democratico. «Come abbiamo sempre detto: attendiamo le dichiarazioni di Conte e l’apertura della crisi. A quel punto alla Direzione del 21 riaffermeremo una posizione chiara: o nel corso delle consultazioni si verificano le condizioni per un governo forte e di rinnovamento anche nei contenuti o è meglio il voto», sono le parole di Zingaretti qualche ora dopo la nota unitaria che frena in ogni modo le trattative, a livello pubblico, con il Movimento 5 Stelle «Siamo alla vigilia dell’intervento del Premier Conte in Parlamento e in presenza di una crisi di governo ancora non parlamentarizzata. Per questo motivo, in riferimento ad alcune notizie rilanciate oggi, l’Ufficio Stampa del Pd precisa che è privo di fondamento parlare di negoziato sul governo e addirittura di caduta di tabù per un eventuale Conte bis». Intanto Lega e Centrodestra punzecchia continuamente sul possibile “inciucio” Pd-M5s mentre Romano Prodi ha platealmente “benedetto” la nascita di un Governo di legislatura con coalizione “Ursula” (dem-5Stelle-Forza Italia-LeU) per poter tenere a bada Salvini e impostare le riforme europeista e anti-sovraniste. Cosa decideranno i senatori Pd domani? Che posizione terrà alla fine Renzi? Come (e se) Zingaretti terrà unito il partito prima dell’intervento di Mattarella sulla crisi di Governo? Le domande si affollano, le risposte sono sempre più confuse e lo scenario di piena crisi è ormai apparente. E non solo nel Governo, come si può evincere dalle “trame” dem.

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