Dopo il dibattito degli ultimi giorni, si va verso lo slittamento delle primarie Pd. I candidati alla segreteria hanno raggiunto l’intesa per spostare di una settimana i gazebo per il voto, la richiesta sarà portata ora in Direzione per essere approvata. La fumata bianca è attesa per la prossima settimana: ancora non c’è la convocazione, ma è previsto un summit tra il 10 e l’11 gennaio.
Inizialmente previste per il 19 febbraio, le primarie dovrebbero tenersi il 26 febbraio. Una variazione legata indissolubilmente alle elezioni regionali in programma in Lombardia e nel Lazio il prossimo 12 febbraio: l’obiettivo è non sovrapporre regionali e primarie, distanziando gli appuntamenti. “Assolutamente accettabile”, la conferma dell’area Bonaccini riportata dall’Adnkronos.
PRIMARIE PD, IL COMMENTO DI LETTA
“Per il segretario Letta la data per le primarie resta quella del 19 febbraio in linea con quanto già deciso. Eventualmente sarà la Direzione della prossima settimana a valutare la richiesta dei candidati, essendo la Direzione stessa delegata dall’Assemblea nazionale a gestire l’ingorgo creato dal voto imminente per il rinnovo della 4 amministrazioni regionali”, la posizione del segretario uscente fatta filtrare dal Nazareno. In base a quanto riportato dall’Agi, questa mattina si sarebbe riunita la commissione presieduta da Stefano Vaccari e Marco Meloni, presenti anche i rappresentanti delle quattro candidature. Tutti si sarebbero detti d’accordo sul documento finale che, oltre la data delle primarie, sigilla il termine entro il quale ci si può iscrivere al Pd e il termine ultimo per le votazioni nei circoli.
A proposito di primarie dem, la candidata Paola De Micheli ha lanciato una provocazione nel corso del suo intervento ad Agorà: “Io cambierei una regola: gli iscritti votano e valgono doppio. Si sottopone tutto alle primarie, gli iscritti valgono due, gli elettori valgono uno. Alle primarie si mettono ai voti le nostre riforme, io voglio riscrivere lo statuto dei lavoratori. Si mette al voto la scelta dei gruppi dirigenti nazionali. I parlamentari, che non prendono le preferenze per il tipo di legge elettorale, vengono votati dai loro territori perché li devono rappresentare, e così tutti gli altri incarichi. L’altra cosa noi dobbiamo tenere insieme la partecipazione con la decisione… perché uno si deve iscrivere se non decide mai niente? Allora partecipare e decidere”, riporta Ansa.