A parte che ogni qual volta si assiste ad un “manifesto” in difesa di qualcuno/qualcosa che attacca qualcuno/qualcosa i brividi per i tempi che furono negli anni Settanta ripiombano, la vicenda sulle foibe sorta ormai da settimane con l’articolo di Tomaso Montanari ha raggiunto livelli di polemica politica impensabili. L’ultima riguarda il manifesto-appello lanciato da 12 senatori di Centrosinistra e diretto al Ministro dell’Università Maria Cristina Messa: si chiede la piena tutela del rettore dell’Università per gli Stranieri di Siena dopo gli attacchi ricevuti per le sue tesi contro il Giorno del Ricordo (la giornata nazionale per commemorare le vittime delle foibe).



12 parlamentari firmano un’interrogazione parlamentare contro cittadini, politici e giornali che si sono permessi di dissentire con la tesi di Montanari secondo cui il Giorno del Ricordo sarebbe un «clamoroso successo di falsificazione storica» voluto da politici semi-fascisti «in evidente opposizione alla Giornata della Memoria». Non solo, Montanari raccontava pure di “solo” 5mila vittime nelle fosse carsiche del Nord Est, per lo più «quasi tutti fascisti, collaborazionisti»: da ultimo, il docente editorialista del “Fatto Quotidiano” ha bollato come sostanziali fascio-leghisti chiunque lo abbia contestato, chiedendone anche le dimissioni (per chi scrive, salvo casi clamorosi, la richiesta delle dimissioni non è mai un esercizio simpatico, ndr).



IL MANIFESTO E LA CENSURA

«E’ necessario adottare iniziative a tutela della libera docenza del professore Tomaso Montanari, minacciato di sospensione o addirittura di licenziamento dall’insegnamento»: così si legge nell’appello presentato in Parlamento, con firme tra Pd, M5s e LeU. Per la precisione i firmatari risultano Sandro Ruotolo, Loredana De Petris, Vasco Errani, Piero Grasso, Maurizio Buccarella, Francesco Laforgia, Monica Cirinnà, Barbara Lezzi, Alberto Airola, Gianluca Castaldi, Vincenzo Garruti, Nicola Morra. Ebbene, secondo il manifesto Montanari «va difeso dagli attacchi strumentali da parte dei principali esponenti della destra italiana e di numerose testate giornalistiche d’area intervenuti pesantemente sulle opinioni personali di un docente». Non è possibile contestare le tesi (decisamente contestabili, tra l’altro) del docente “anti” foibe, quasi vanno censurati chi si è permesso di criticare Montanari: eppure non più tardi di qualche anno fa, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (come già fecero prima di lui Giorgio Napolitano e Carlo Azeglio Ciampi) spiegava così l’orrore della censura nei decenni dopo la strage nelle foibe, «una certa propaganda legata al comunismo internazionale dipingeva gli esuli come traditori, come nemici del popolo che rifiutavano l’avvento del regime comunista, come una massa indistinta di fascisti in fuga». Un manifesto-appello in difesa della libertà di parola di un docente è legittimissimo: un manifesto che invece invoca la libertà di parola ma allo stesso tempo chiede di “zittire” chi osa contestare le tesi altrui, ecco non ci sembra il miglior spot per la libertà di parola (e di critica).

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