Pd, M5s e Leu chiedono spiegazioni a Matteo Renzi sui suoi rapporto con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Dopo le polemiche per l’intervista a MBS tenuta in piena crisi di governo, il report pubblicato dall’intelligence Usa sulla morte del giornalista Khashoggi ha riacceso il dibattito. Il leader di Iv «tronchi la collaborazione con la fondazione Future Investment Iniziative», si legge in una nota dell’alleanza giallorossa.
Va dritto al sodo l’ex ministro dem Peppe Provenzano: «Matteo Renzi aveva detto che dopo la crisi avrebbe chiarito i suoi rapporti con l’Arabia Saudita e il ‘grande principe ereditario’. Ci ha pensato Joe Biden. Chiarire ora non è solo questione di opportunità, ma di interesse nazionale». Dello stesso avviso Michele Bordo, che ha sottolineato come l’ex premier non sia un semplice cittadino ma un senatore della Repubblica.
RENZI: “GIUSTO AVERE LEGAMI CON ARABIA SAUDITA”
Le forze dell’alleanza giallorossa in pressing su Matteo Renzi, dunque, con il leader di Italia Viva che non ha perso tempo per controbattere. In una e-news, il senatore di Rignano ha spiegato che Pd, Leu e Movimento 5 Stelle stanno strumentalizzando la tragedia dell’uccisione del giornalista Khashoggi chiedendogli un chiarimento sulla partecipazione alla “Davos del Deserto”. Renzi ha tenuto a precisare che è necessario intrattenere rapporti con l’Arabia Saudita, considerata un baluardo contro l’estremismo islamico e uno dei principali alleati dell’Occidente da decenni: «Anche in queste ore – segnate dalla dura polemica sulla vicenda Khashoggi – il Presidente Biden ha riaffermato la necessità di questa amicizia in una telefonata al Re Salman. Biden ha, tuttavia, ribadito la necessità di procedere con più determinazione sulla strada del rispetto dei diritti». E Renzi ha rimarcato a proposito del delitto Khashoggi: «Ho condannato già tre anni fa quel tragico evento e l’ho fatto anche nelle interviste sopra riportate, su tutti i giornali del mondo. Difendere i giornalisti in pericolo di vita è un dovere per tutti. Io l’ho fatto sempre, anche quando sono rimasto solo, come nel Consiglio Europeo del 2015, per i giornalisti turchi arrestati. Difendere la libertà dei giornalisti è un dovere, ovunque, dall’Arabia Saudita all’Iran, dalla Russia alla Turchia, dal Venezuela a Cuba, alla Cina».