Sfiducia costruttiva e revoca dei ministri. Questi sono i due temi su cui il Partito democratico intende presentare una proposta di legge per una riforma della Costituzione che porti ad una revisione del bicameralismo perfetto. Lo ha annunciato lo stesso Pd ad una settimana dal referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Nella nota i dem spiegano che tale proposta di riforma costituzionale verrà presentata nei prossimi giorni in Parlamento. L’obiettivo è rafforzare «l’impronta riformista dell’attuale maggioranza di governo». Con la riforma in questione si possono raggiungere due risultati secondo i dem: ottimizzare e razionalizzare la forma di governo parlamentare e superare il bicameralismo paritario. Nelle feste delle Unità in corso, nei circoli, nelle piazze e strade italiane verranno quindi raccolte le firme dei cittadini italiani. Ma in cosa consiste concretamente tale riforma? La proposta del Pd prevede in primis l’introduzione della sfiducia costruttiva, sul modello tedesco, oltre che l’attribuzione al premier di proporre al Capo dello Stato non solo la nomina, ma anche la revoca dei ministri. Così si rafforzerebbe la stabilità dei governi secondo il Pd.
RIFORMA COSTITUZIONE, LA PROPOSTA DEL PD
Il secondo pilostra della proposta di riforma costituzionale del Pd prevede la valorizzazione del Parlamento, a cui affidare il voto di fiducia del premier entro dieci giorni dalla nomina del Presidente della Repubblica; la votazione di mozioni di sfiducia costruttiva; approvazione della legge di bilancio e rendiconto consuntivo; autorizzazione a indebitamento, formulazione di indirizzi al Governo in vista di riunioni del Consiglio Europeo; approvazione di leggi di revisione costituzionale e di altre leggi costituzionali; approvazione di trattati internazionali. C’è poi un terzo pilastro, quello con cui superare il bicameralismo perfetto. Secondo il Partito democratico bisogna differenziare le funzioni di Camera e Senato. Quest’ultimo continuerebbe ad essere eletto a suffragio universale, con l’integrazione di un senatore per ogni Consiglio regionale o di Provincia Autonoma. Alla Camera verrebbe riservato il voto finale su tutte le leggi tranne quelle che rientrano nelle attribuzioni del Parlamento in seduta comune. Non è tardata ad arrivare la replica di Italia Viva, secondo cui così «il Pd si allinea alla nostra posizione». Ma non manca una stoccata: «Tuttavia è evidente che qualsiasi proposta su questi temi presentata a una settimana dal referendum e dalle elezioni regionali, ha il sapore di un’azione elettorale».