RISOLUZIONI ALLA CAMERA DOPO INFORMATIVA CROSETTO: PASSA L’OTTAVO INVIO DI ARMI. MA È CAOS NEL PD

Dopo le Comunicazioni del Ministro della Difesa Guido Crosetto alla Camera, il Governo Meloni – con i voti anche di Calenda, Renzi e PiùEuropa – ha approvato la risoluzione che impegna «a sostenere, in linea con gli impegni assunti e con quanto sarà ulteriormente concordato in ambito nato e Ue nonché nei consessi internazionali di cui l’Italia fa parte, le autorità governative dell’Ucraina anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari». Si tratta dell’ottavo pacchetto di aiuti al Governo di Kiev dall’inizio della guerra in Ucraina ormai due anni fa: risoluzione votata con 195 favorevoli, 50 contrari (il gruppo M5s e la sinistra radicale) e 55 astenuti, tra quest’ultimi spicca l’astensione scelta dal Pd di Elly Schlein. Le medesime risoluzioni sono poi passate anche al Senato facendo sempre prevalere la linea Centrodestra, Azione e Iv pro-Ucraina: Calenda e Renzi, pur avendo una linea coincidente con il Pd sull’Ucraina, attaccano i Dem per essersi astenuti su alcune risoluzioni tra cui quella presentata dal M5S che chiedeva lo stop all’invio di armi.



Nel giorno in cui il Pd di Elly Schlein annuncia per il 18-19 gennaio 2024 un “ritiro politico” in un hotel di lusso a Gubbio in Umbria, alla Camera si assiste all’ennesimo caos dem” in merito alla guerra in Ucraina. Sempre a favore fin dai primi invii di aiuti e armi a Kiev durante il Governo Draghi, l’iter è “cambiato” da quando il Partito Democratico siede all’opposizione e soprattutto con Elly Schlein segretaria: la leader dem non ha mai nascosto la contrarietà al “pieno aiuto” dell’Ucraina, sposando – a fasi alterne – le tesi del rivale-alleato grillino Giuseppe Conte. Conscia delle forti divisioni interne al suo partito, Schlein nelle varie votazioni sull’invio di armi all’Ucraina si è espressa in maniera diversa a seconda delle situazioni, ma per la risoluzione odierna alla Camera aveva indicato l’astensione come “ordine” di base. Ordine che non è stato del tutto rispettato aprendo nuovamente il “caso” delle varie correnti dem in ordine sparso su temi di politica estera (e non solo).



GUERINI E ALTRI 7 DEM VOTANO COL GOVERNO. IV: “SOLITO FRITTO MISTO DEL PD DI SCHLEIN”

«Il Pd cede ai diktat di Conte anche in politica estera», attacca Carlo Calenda contestando la linea “schizofrenica” del Partito Democratico, trovando la pronta replica del responsabile esteri dem, Peppe Provenzano, «Non è vero quel punto è decaduto e non è stato votato. Quindi nessuna astensione sullo stop alle armi. Dal Terzo polo bugie e ricostruzioni surreali». Ma secondo quanto emerge dalle cronache parlamentari e dai voti pubblici emersi questo pomeriggio, nello stesso Pd si è imposto un parziale “ammutinamento” della linea principale data da Schlein: una ‘fronda’ sia alla Camera che al Senato non hanno seguito le indicazioni del gruppo di astenersi su tutte le altre mozioni presentate, ma invece hanno votato a favore del punto (si è votato per parti separate per richiesta del M5s, ndr) dell’invio di armi contenuto nelle risoluzioni di maggioranza e di Azione-Iv.



Si tratta nello specifico di tre parlamentari Pd alla Camera e 5 al Senato: l’ex-ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, con Lia Quartapelle e Marianna Madia – tutti della corrente ex renziana del Partito Democratico – si sono smarcati dall’indicazione di Schlein a Montecitorio, mentre a Palazzo Madama hanno votato col Governo Dario Parrini, Filippo Sensi, Simona Malpezzi, Valeria Valente e Pier Ferdinando Casini. Caso nel caso, nota Adnkronos, l’ex Cgil Susanna Camusso non ha votato né le altre mozioni né soprattutto quella del Pd. Le fonti di Adnkronos vicino a Elly Schlein alla Camera riportano di una segretari «non preoccupata dalla ‘fronda’» tra i suoi parlamentari in quanto non hanno votato in dissenso dalla linea dem: «il sostegno militare era contenuto anche nella mozione Pd. E semmai rivendica come, rispetto al passato, tutti abbiano votato compattamente il dispositivo del Pd mentre l’ultima volta sull’Ucraina c’erano stati voti in dissenso con le astensioni di Laura Boldrini, Arturo Scotto e Nico Stumpo mentre Paolo Ciani aveva addirittura votato contro», si legge nel report sul voto Pd dopo le comunicazioni di Crosetto.

«Sono stato coerente con quanto ho sempre fatto da ministro, ho firmato cinque decreti», è il laconico commento del “ribelle” Guerini dopo aver votato continuamente a favore dell’invio di armi all’Ucraina. Critiche feroci dal capogruppo di Iv alla Camera Davide Faraone contro la leadership dem: «Il solito fritto misto del Pd alla Camera sull’Ucraina. Il gruppo di Elly Schlein si astiene sia sulla mozione di Italia Viva-Azione-Più Europa che su quella del M5S che chiede lo stop dell’invio di armi. In pratica sostengono una posizione (molto simile alla nostra, tanto che noi l’abbiamo votata) e l’esatto contrario. Bravi Lorenzo Guerini, Lia Quartapelle e Marianna Madia per la loro coerenza», ha scritto il politico siciliano su X.
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