CAOS SUL TERZO MANDATO, IL PD SI SPACCA (PIÙ DEL CENTRODESTRA)

Se a dividersi per settimane era stato preannunciato fosse il Centrodestra sull’emendamento della Lega per un terzo mandato a sindaci e Governatori, dopo la votazione di ieri in Commissione Affari Costituzionali del Senato è il Pd ad uscire paradossalmente più “spaccato”. Partendo dal fondo, la bocciatura dell’emendamento presentato dalla Lega al Decreto Elezioni, che presupponeva il via libera ad un terzo mandato per sindaci nei Comuni sopra i 15mila abitanti e per i Presidenti di Regione, non ha lasciato indenni le singole forze politiche. A favore hanno votato solo Lega e Italia Viva (4 voti in tutto), mentre 16 senatori si sono espressi contro: tra questi, FdI, Forza Italia, Pd, M5s, AVS (1 solo astenuto, Svp, mentre Azione non ha votato).



Se però il Centrodestra con Salvini annuncia che nulla cambierà nel Governo d’ora in poi – pur rivendicando la necessità di riportare in Parlamento la richiesta del terzo mandato, come chiedono la maggior parte delle Regioni (Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Campania, Puglia su tutti) – è nel “campo largo” che qualche scoria importante potrebbe permanere dopo questa votazione in Commissione. Ha prevalso la linea Schlein, in contrasto con quanto chiedevano i sindaci dem (Nardella a Firenze e Decaro a Bari) e gli stessi Governatori (De Luca in Campania, Emiliano in Puglia, Bonaccini in Emilia Romagna): ha prevalso soprattutto la “mossa” dell’ex Ministro Franceschini che ai dirigenti dem, come riporta “La Repubblica”, avrebbe detto «sarebbe un errore rompere il fronte coi 5S, loro (il Centrodestra, ndr) sono spaccati ed è sbagliato fargli un regalo». Il disappunto però tra le correnti, specie quelle più vicine ai Governatori e al Presidente Pd, Bonaccini, corre forte finché una nota diffusa nelle scorse ore non mette nero su bianco la spaccatura evidente sul terzo mandato.



DA FRANCESCHINI A BONACCINI, LE REAZIONI DELLE CORRENTI PD IN RIVOLTA CON LA LINEA SCHLEIN

«Non è stato rispettato l’accordo preso in direzione e non si è salvaguardata l’unità del partito», così emerge da Energia Popolare, la corrente Pd formata dal Presidente Bonaccini. L’attacco è rivolto alla Segreteria Schlein e alle scelte prese per stare nuovamente con i 5Stelle non guardando però alle esigenze dei propri stessi esponenti impegnati sul territorio. Non è bastato l’appello degli scorsi giorni del sindaco Nardella, il voto è andato ko ma è appunto nel Partito Democratico che emergono tuoni ben più fragorosi della tutto sommato “composta” reazione del Carroccio, che pure aveva presentato l’emendamento.



«Ora andrà gestito anche il malcontento di sindaci e presidenti. Se ne dovrà discutere appena dopo il voto in Sardegna», riflettono le fonti all’Adnkronos dell’area Bonaccini. Tra i riformisti dem si registra poi il «forte disappunto per il voto» e il silenzio di Schlein delle scorse ore (a parte l’attacco ad un Centrodestra considerato “spaccato”) non ha di certo aiutato. «Molti – si legge nelle ancora nelle chat dem riprese da Adnkronos – non si sono sentiti rappresentati dal proprio partito e credono che si sia persa un’occasione per dividere la destra ancora di più».