Da un lato si fa battaglia perché i sexy shop siano ritenuti degni di incentivi come altri negozi – «non siamo uno stato etico, siamo uno stato laico» – dall’altro però una vignetta che identifica l’evoluzione della sinistra in una drap queen manda su tutte le furie la stessa parte politica: stiamo parlando del Pd che negli ultimi due giorni ha vissuto due vicende con sfere completamente diverse con un taglio rispettabile ma decisamente discutibile se si entra un po’ nella sostanza della questione. Massimo Ungaro, giovane deputato del Pd e membro della commissione Finanze della Camera ieri pomeriggio ha visto approvare la propria proposta – assieme a Giachetti e Marattin – di emendamento sul comma 3 dell’articolo 30-bis del decreto crescita. In parole povere, d’ora in poi i sexy shop saranno inclusi nelle agevolazioni per la promozione dell’economia locale previste dal governo. Lega e M5s – con netta sorpresa dei dem – hanno approvato il testo condividendone la sostanza e una volta entrato in vigore il Decreto Crescita le “boutique del sesso” potranno essere finanziate e aiutate dal sistema fiscale statale.
LA VIGNETTA “OMOFOBA” E LA “PROFEZIA” DEL PD
Poi però succede che sempre ieri una vignetta di Mario Improta, riportata dal giornalista Tg2 Luca Salerno, scatena le ire sempre dei dem: “evoluzione sinistra” e si vedono nella vignetta 4 protagonisti delle lotte di sinistra dagli anni 50 ad oggi. Un contadino, un metalmeccanico, un professionista in doppiopetto con l’Unità sottobraccio e infine i giorni nostri, con una drag queen seminuda e con i capelli arcobaleno. La vignetta fa riferimento al recente Gay Pride di Roma dove sono andate in scena proteste anti-Salvini, rivendicazioni anti-fascista, canti della Resistenza come Bella Ciao e quant’altro: la satira intendeva far vedere come ad oggi, la Sinistra sia rimasta ormai in questo tipo di proteste e rivendicazioni. Apriti cielo: proteste, attacchi contro il giornalista (del Tg di Sangiuliano, già sotto il fuoco incrociato della sinistra per essere considerato troppo filo-Lega) considerato omofobo, sessista e razzista. «Un dipendente #Rai che spende pubblicamente il nome del Tg2 nel proprio nickname twitta questa porcheria. Vorrei sapere cosa ne pensino il direttore del @tg2rai, l’ad della @Raiofficialnews #Salini, il presidente @abarachini, e ovviamente il governo a cui rivolgerò un’interrogazione», scrive Ivan Scalfarotto, di quello stesso Pd che poche ore prima invocava “lo stato laico” nei confronti degli incentivi ai sexy shop. Ma come sempre accade spesso, si è sempre molto laici con se stessi ma tremendamente “etici” con gli altri (e non solo a sinistra, ndr) e la “profezia” di quella proposta di legge si è come “materializzata” nella vignetta dove all’esponente massimo delle proteste antifasciste di oggi assistiamo a Gay Pride e rivolte politicamente corrette “filo-Lgbtq”.