Dopo la clamorosa debacle delle politiche, tensione nel Pd in vista delle regionali del 2023. Riflettori accesi su Lazio e Lombardia, partite fondamentali, ma la strategia dem presenta diverse lacune. Partiamo dalla Lombardia, dove il centrodestra ha confermato la candidatura di Attilio Fontana. Il Terzo polo ha deciso di puntare sulla sua ex vice Letizia Moratti, un nome che piace a diversi esponenti piddì ma non a tutti. A partire dal segretario uscente Enrico Letta.



Dopo il forfait di Carlo Cottarelli, il Partito Democratico ha provato la carta Giuliano Pisapia. Ma l’ex primo cittadino meneghino si è chiamato fuori. Questo l’annuncio al Corriere della Sera: “Ci ho pensato seriamente, ma credo che la soluzione migliore per il centrosinistra e per il civismo sia quella di cambiare schema. Di puntare sulle tante energie che ci sono sul territorio a partire dai sindaci, dagli assessori, dai consiglieri comunali, dall’associazionismo che hanno fatto, e stanno facendo, molto bene in tanti comuni lombardi”. Come evidenziato da Repubblica, un pezzo di Pd (Franceschini e Base riformista) vorrebbe la convergenza sulla Moratti, ma Letta non cede. Ipotesi primarie, con Del Bono e Lia Quartapelle in corsa.



PD SPACCATO SULLE REGIONALI

Caos Pd anche nel Lazio, dove si sta consumando la rottura definitiva con il Movimento 5 Stelle. La luna di miele targata Nicola Zingaretti difficilmente avrà un seguito. Nonostante i tentativi di Roberta Lombardi, la distanza tra i dem e Giuseppe Conte sembra difficile da arginare, nonostante i tentativi di Fratoianni e Bonelli in qualità di pontieri. E per il dopo-Zinga potrebbe essere il turno dell’assessore D’Amato, sostenuto anche dal Terzo Polo. Calenda spera di poter inserire nella trattativa il nome di Letizia Moratti per la Lombardia, ma l’accordo potrebbe riguardare anche solo il Lazio. Zingaretti sembra aver ormai abbandonato le speranze di un ritorno di fiamma giallorosso: “Possiamo vincere le regionali anche senza il Ms. Chi divide e rompe l’unità sbaglia perché non ce ne sono i motivi”.

Leggi anche

MEDIA & ISRAELE/ Contrordine compagni: via l’“odio”, si passa al “rancore”