Dopo la raccolta di intercettazioni in cui si metteva nero su bianco il pensiero di alcuni magistrati del Csm sulla figura di Matteo Salvini «Bisogna dargli contro anche se ha ragione», è ancora “La Verità” a riportare diversi scambi di messaggi tra Luca Palamara, ex n.1 Anm ed ex membro Csm, e Cosimo Ferri, allora deputato Pd. Gli scambi sono inseriti nel maxi faldone di intercettazioni raccolte per l’inchiesta pasta su Palamara e gli intrighi attorno alle nomine del Csm ma vengono oggi pubblicati per “dimostrare” – in attesa della difesa dello stesso Luca Palamara – la correlazione stretta tra il giudice e il Partito Democratico. Secondo i diversi report, il magistrato era pronto a scendere in campo con il Pd, sia alle elezioni legislative del 2018 che alle Europee del 2019: tutto parte da una conversazione del 7 novembre 2018 in cui Ferri scrive a Palamara il seguente messaggio: «Prossima settimana incontro con Luca. E Matteo», riferendosi a Lotti e lo stesso Renzi. Ancora più tardi sempre Ferri avrebbe poi scritto che l’incontro lo avrebbe organizzato direttamente Lotti ma chiede a Palamara eventualmente di parlare anche con Zingaretti visto che né Lotti né Renzi possono garantirgli un posto nei candidati: «Ho ribadito anche due obiettivi. Aperto su entrambi: sul primo non dà, però, garanzie perché non ne parlo (parli, ndr) con Zingaretti?», ha scritto Ferri a Palamara.
CHAT CSM, I RAPPORTI TRA PALAMARA E IL PD
Dei rapporti con Nicola Zingaretti, sempre secondo La Verità, Palamara in realtà li aveva da tempo fin da quando gli faceva i complimenti in chat per la vittoria delle Regionali: «grande vittoria, ora si può ripartire da qui insieme». Non sono materiali con contenuti di “reati” ma secondo il quotidiano diretto da Belpietro queste intercettazioni rappresentano un indicazione piuttosto netta sulla corrente di maggioranza che si afferma della magistratura e che, secondo le accuse, avrebbe tentato di “pilotare” alcune nomine. L’intento di scendere in politica però pareva essere anche precedente alle Europee, come del resto scriveva Pignatone (ex Capo della Procura di Roma, per la cui successione si è scatenata l’intera inchiesta che ha posto sotto spia trojan il cellulare di Palamara) allo stesso magistrato all’epoca capo dell’Anm: «Ho visto l’inizio del tuo intervento. Grazie per la citazione, ma è un peccato seriamente che tu abbia deciso a ragione di non andare ora in politica».
Cambia improvvisamente tutto nel maggio 2019 quando ormai Palamara alle Europee non ci è arrivato come candidato e in seguito alle decisioni della Procura di Roma si rompe l’idillio con Pignatone: «Mi acquieterò solo quando Pignatone mi chiamerà e mi dirà che cosa è successo con Consip, perché lui si è voluto sedere a tavola con te, ha voluto parlare con Matteo, ha creato l’affidamento e poi mi lascia con il cerino in mano. Io mi brucio e loro si divertono», avrebbe scritto sempre Palamara questa volta a Lotti (fonte “La Verità”). Le intercettazioni sono innumerevoli e continueranno ad uscire anche nei prossimi giorni: tra il “giro di potere” attorno a Palamara e gli snodi politici, la riforma del Csm ancora attesa dal Governo si fa sempre più urgente visto lo stato di scandalo permanente in cui versano molti magistrati d’Italia.