PD ATTACCA CDX SUL “CASO MATTARELLA”? MA IN REALTÀ AD INIZIO LEGISLATURA NEL 2018…

È bastata un’intervista a Silvio Berlusconi – con in particolare, una proposta del Centrodestra, quella del Presidenzialismo – da far scattare in piedi l’intera opposizione alla coalizione FdI-Lega-FI-NoiModerati: in particolare, è il Pd di Enrico Letta ad aver parlato in questi giorni di “rischio della Costituzione” dopo che il leader di Forza Italia al “Corriere della Sera” aveva sottolineato come «se la riforma (del Presidenzialismo, ndr) entrasse in vigore sarebbero necessarie le dimissioni di Mattarella per andare all’elezione diretta di un capo dello Stato che, guarda caso, potrebbe essere anche lui». Letta aveva parlato – confermandolo anche oggi nel suo appello alla scelta tra «Costituzione o suo stravolgimento» – di «destra pericolosa», oltre che «Berlusconi dice che se vince vuole cambiare la Costituzione in senso peggiorativo e attacco Mattarella mentre noi lo difendiamo».



Ebbene, questa lunga ma doverosa premessa serve ora a capire cosa è emerso nel dossier preparato da “La Verità” proprio in merito al rapporto tra il Pd e la riforma costituzionale di stampo presidenziale. Si scopre infatti che nel 2018, ad inizio Legislatura, il Pd orfano di Renzi (fu poi Zingaretti eletto nuovo Segretario) propone ben due disegni di legge “Presidenziali” con Mattarella che era già al Colle da 3 anni in carica. La prima proposta di legge vede firmatari Stefano Ceccanti (costituzionalista dem) con Andrea Romano, Lia Quartapelle, Alessia Morani: «Di fatto il capo dello Stato, ormai da tempo esercita già quei poteri che gli verrebbero attribuiti formalmente con l’elezione diretta», spiegava Ceccanti dando seguito a quanto anni fa Romano Prodi definiva, in merito al Presidenzialismo, come «l’unica via di salvezza per uscire dalla paralisi politica». In quei giorni il Governo non riusciva a nascere per le complicanze dovute alla legge elettorale e la situazione si sbloccò solo qualche settimana dopo con la nascita del Conte-1 (M5s e Lega, Pd all’opposizione). Si “accusava” Mattarella – più che altro la carica che deteneva, più che la persona – di essere ai limiti della rottura costituzionale. Ebbene, vi fu poi una seconda proposta di legge targata ancora Pd negli stessi giorni che prevedeva le dimissioni automatiche del Presidente in carica – ergo, Sergio Mattarella – come naturale conseguenza dell’eventuale riforma approvata, dal titolo “Modifiche alla parte seconda della Costituzione per assicurare il pieno sviluppo della vita democratica e la governabilità del Paese”.



TOMMASO CERNO (PD) CONFERMA: “QUANDO ERAVAMO ALL’OPPOSIZIONE NON SI RAGIONAVA PER CONVENIENZE POLITICHE”

Firmatario di quella proposta fu il senatore Pd Tommaso Cerno assieme al Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Dario Parrini. Come riporta fedelmente “La Verità” nel denunciare quanto il Pd ipotizzava ad inizio Legislatura – quando ripetiamo i Dem si trovavano all’opposizione e un Governo di natura così particolare nasceva senza avere piena maggioranza nel Paese – nell’ultimo articolo si leggeva: «la prima elezione del Presidente della Repubblica a suffragio universale e diretto ha luogo entro 70 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale». In parole povere, fosse passata quella riforma Mattarella avrebbe dovuto dimettersi dal Quirinale a prescindere dalla sua volontà politica: in sostanza, quanto più o meno detto anche da Silvio Berlusconi quando parlava di dimissioni del Colle in caso di riforma del Presidenzialismo approvata (con Meloni che oggi ha aggiunto che tale riforma, se passerà, diverrà attiva nella successiva Legislatura).



Contattato dal quotidiano di Maurizio Belpietro sul tema, Cerno conferma tutto e spiega: «È una cosa ovvia. Nel momento in cui la Costituzione dice che il Capo dello Stato lo elegge il popolo, il presidente uscente, per rispetto delle istituzioni, riconsegna il mandato al popolo stesso. Ma questo non è un golpe: semmai sarebbe un golpe il contrario». Cerno sottolinea infine come tutto il gruppo Pd sapeva di quella implicazione nella proposta di legge sul Presidenzialismo e si trova infatti agli atti della Legislatura, solo che «quando si era all’opposizione non si ragionava per convenienze politiche». Oggi invece, con la campana elettorale in piena corsa, il vessillo “Centrodestra contro Mattarella” è stato innalzato da Letta e dal Pd per poter opporre invece la “salvaguardia della Costituzione”. Solo 4 anni fa però, lo scenario, era diametralmente differente.