Più tasse per il ceto medio e fisco “punitivo”: questo, secondo la lettura di Antonio Socci oggi su Libero Quotidiano, il “progetto” del Partito Democratico per rilanciare la riforma fiscale nei prossimi mesi. In nome della giustizia sociale la sinistra torna al suo vecchio cavallo di battaglia, ovvero «chi ha di più deve pagare di più». A questo “assunto” il giornalista e scrittore toscano si ribella: ieri su Repubblica il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio spiegava «un fisco più equo, che pesi meno sui ceti medio-bassi e sia ancor più progressivo».



Insomma, sottolinea Socci «Delrio vorrebbe dare a intendere che oggi il fisco è iniquo perché non è abbastanza “progressivo” e pagano troppo “i poveri”, mentre dovrebbero pagare di più “i ricchi” (quelli che il Pd ritiene i ricchi, ovvero il ceto medio). Questa è la narrazione del- la Sinistra». Ma il problema è opposto spiega Antonio Socci citando i dati redatti dal presidente di Itinerari Previdenziali, prof. Alberto Brambilla: «Il 13,07% degli italiani paga il 58,95% di tutta l’Irpef». Secondo il dato sui redditi nel 2018, pubblicato sul Corriere della Sera dallo stesso Brambilla, emerge che circa la metà degli italiani non ha redditi/non paga: nelle prime due fasce – fino a 7.500 euro e tra 7.5000 e 15mila – stanno il 43,8% degli italiani paganti le tasse, con il risultato il 2,4% del gettito Irpef totale.



“MEGLIO PACE FISCALE DEL FISCO PUNITIVO”

A pagare la buona parte dell’Irpef dunque resta quel ceto medio tanto “attenzionato” dalla politica e negli ultimi decenni tutt’altro che “difesi”: sopra i 300mila euro pagano solo il 6,05% del totale mentre tra 200-300mila è il 3,06%, mentre sopra i 100mila è il 19,8% dell’Irpef che viene pagata. «Se si considerano i redditi lordi da 55.000 a 100mila euro si ottiene che il 4,63% dei contribuenti paga il 37,57% dell’imposta totale e, considerando i redditi dai 35.000 ai 55mila euro lordi, risulta che il 13,07% paga il 58,95% di tutta l’Irpef», spiegava ancora Brambilla citato da Socci nell’articolo odierno.



In sintesi, il 42% dei contribuenti italiani versa da sola il 91% dell’intera Irpef, mentre il 58% restante paga “solo” l’8,98%: dati che non consentono dunque una possibile “inasprimento” della progressività tanto annunciata da Pd e forze di Centrosinistra. Non solo, chiarisce Socci, «questi “ricchi” sono contribuenti che onestamente dichiarano il loro reddito, non sono gli evasori o certi furbastri che nascondono i tesori». A questo punto assai meglio, secondo il giornalista di Libero, una pace fiscale come quella da mesi proposta dalla Lega di Matteo Salvini per provare a porre un freno al “fisco punitivo” a maggior ragione in seno alla crisi economica del Covid-19: saldo/stralcio delle cartelle esattoriali e pace fiscale generale per le categorie più colpite nel 2020 potrebbe essere un modo di far rilanciare l’economia e il lavoro in questo 2021: «Se poi il ricavato fosse impiegato per ristori e indennizzi si sommerebbero i benefici di due opere meritorie», si augura Antonio Socci.