Fabrizio Colella, medico in servizio da 15 giorni al pronto soccorso pediatrico del “Giovanni XXIII” di Bari, è stato aggredito da un genitore mentre si trovava in servizio. Fortunatamente le conseguenze per lui non sono state tragiche, ma comunque ha rimediato ferite e una prognosi di 17 giorni (poi ridotti a cinque per volere del diretto interessato). Ma cosa è accaduto, esattamente? Il professore ha parlato a “Storie Italiane”: “Stavo svolgendo il mio turno di 12 ore insieme a una collega. Intorno all’una è stato accettato un bambino di 12 anni, al quale è stato assegnato un codice azzurro, intermedio tra il verde e l’arancione. Di fatto, si trattava di un’urgenza differibile, che va evasa entro un’ora. Gli è stato dato quel codice perché il piccolo era portatore di una condizione che avrebbe potuto complicare l’attesa”.



Il bambino è stato chiamato dopo 30-40 minuti ed è entrato in osservazione. Tuttavia, ha spiegato il pediatra, “nel momento in cui il piccolo stava entrando accompagnato dal padre e da un’altra persona, è stato chiesto gentilmente dalla collega che era in stanza con me al padre di attendere un attimo sulla soglia della porta per consentirci di definire delle questioni amministrative, dato che avevamo appena fatto quattro ricoveri abbastanza gravi”.



PEDIATRA AGGREDITO AL PRONTO SOCCORSO DI BARI: “VEDEVO TUTTO GIRARE”

Il papà del bambino, a quel punto, ha iniziato a spazientirsi, dicendo di avere aspettato troppo e cominciando a urlare. A quel punto, il pediatra Colella ha svelato di avere chiesto al suo infermiere di inseguirlo per farlo ragionare, ma pareva impossibile. Quindi, “ho indossato il camice io e ho provato a parlargli: mi ha detto parolacce e mi ha minacciato, nonostante ci fossero due guardie giurate a farmi da scudo. A un certo punto, quell’uomo mi ha asserito: ‘Tu stasera finisci all’ospedale. Ho avuto sinceramente paura per la mia persona. Mi sono trincerato dietro la porta di alluminio e l’ho chiusa per vedere se il signore si calmasse”.



Il genitore, però, ha proseguito il pediatra, l’ha sfondata “con un pugno, passando da parte a parte. I detriti mi hanno colpito in faccia, ho iniziato a sanguinare. In quel momento, nessuno si era accorto che fossi ferito: mi girava la testa, vedevo tutto annebbiato e chiedevo aiuto. Quando si sono resi conto della mia situazione, sono stato steso sul lettino ed è stato chiamato il chirurgo presente al piano di sopra. Me ne sono andato con la pressione a 160, non riuscivo a calmarmi. È arrivata la polizia e non abbiamo potuto procedere con le altre visite, che continuavano ad accumularsi”.