Tutelare i diritti dei bambini durante la pandemia da coronavirus. Questo ciò che chiede una lettera aperta firmata dai pediatri italiani. Nel documento sottoscritto da 20 medici, tra cui il deputato Pd Paolo Siani, si sottolinea “l’importanza della collaborazione multidisciplinare (ad es. settore sanitario, istruzione, prevenzione e servizi sociali)” già rimarcata tra gli altri da Unicef e Oms “per garantire che le esigenze dei bambini e di quelli che di loro si prendono cura siano affrontate nel loro complesso“. I pediatri precisano che “le prove oggi disponibili, anche se non definitive, suggeriscono che i bambini sono meno infettivi degli adulti (tasso di contagiosità secondaria nei bambini del 4% rispetto al 17,1% negli adulti). Peraltro è invece certo che il decorso benigno della malattia in età pediatrica non esporrebbe con l’apertura delle scuole i bambini ad un rischio di danno sostanziale. Ancora più forte è la certezza invece di esporli ad un danno tangibile e importante con le scuole chiuse e per tempi lunghi“.



PEDIATRI ITALIANI: “TUTELARE DIRITTI BAMBINI”

I pediatri italiani prendono dunque posizione: “Nella “Fase 2”, le politiche sulla riapertura della scuola in Europa appaiono eterogenee e non basate sul numero di casi Covid -19 in ciascun Paese, né su prove scientifiche dell’impatto di queste misure. Tutti però concordano sulle potenziali implicazioni sociali della protratta chiusura della scuola. I Paesi scandinavi hanno già riaperto le scuole di primo grado. Il Regno Unito ha riaperto le scuole per i figli di lavoratori critici e bambini vulnerabili, che sono incoraggiati a frequentare laddove sia opportuno per loro farlo. Al contrario, in altri Paesi, come l’Italia, vi è riluttanza a considerare la riapertura dei nidi e delle scuole“. I medici continuano: “Ci si chiede se le differenze esistenti nelle politiche si basino sui dati (come l’epidemiologia locale del Covid -19, le conoscenze sulla trasmissione del virus) o piuttosto sul diverso valore che viene dato nei diversi Paesi alle politiche a sostegno delle famiglie e più in generale ai diritti dei bambini e delle mamme/donne. I governi stanno prendendo in considerazione in modo appropriato tutti i possibili effetti negativi della chiusura delle scuole e dei servizi educativi? Stanno pianificando di misurare questi effetti? Con indicatori su gap educativo e salute mentale e fisica (in particolare per bambini già affetti da disabilità e malattie croniche), su nutrizione, maltrattamento fisico ed emotivo, nonché sull’impatto sociale ed economico sulle famiglie?“.



PEDIATRI ITALIANI: “POLITICA SI ASSUMA RESPONSABILITA'”

Il rischio da cui i medici mettono in guardia è quello che alla fine si verifichi una disparità tra bambini, a seconda se la loro condizione familiare sia più o meno agiata:”In Italia gli ultimi dati Istat disponibili indicano che il 42% dei minori vive una condizione di sovraffollamento delle proprie abitazioni e il 7% di bambini e adolescenti è vittima di un grave disagio abitativo (anche di abuso)“. Dunque “le Istituzioni responsabili della Salute pubblica devono accuratamente valutare tutti i fattori nel decidere come e quando riaprire le scuole, e invitare i responsabili dei servizi educativi e degli istituti scolastici a operare fin d’ora per mettere in grado i servizi di svolgere il loro compito in sicurezza, considerare misure alternative come orario ridotto, doppi turni e lezioni scaglionate, aperture rivolte inizialmente solo all’infanzia anche in luoghi aperti (come proposto da alcuni Comuni) e alle scuole elementari. Oltre ad un sistema di monitoraggio dei casi a livello scolastico che ci permetta di capire meglio l’appropriatezza di questi modelli. (…) L’assenza di un piano globale che consideri e monitori le diverse conseguenze avverse per i bambini suggerisce che tali danni sono sottovalutati e che forse, più in generale, i diritti dei bambini non sono oggetto di adeguata attenzione. E’ responsabilità della politica sviluppare linee di indirizzo che si basino su prove scientifiche e raccomandazioni internazionali e che attribuiscano il giusto valore ai bambini, agli educatori e insegnanti e alle famiglie. Come affermato dall’Unicef, e ribadito da molti altri, senza un’azione urgente, questa crisi sanitaria “rischia di diventare una crisi dei diritti dei minori””.

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