Un 28enne sardo, originario di Guspini, nel sud dell’isola, si è impiccato in campagna dopo essere stato accusato su Facebook di pedofilia. Si tratta, purtroppo, dell’ennesima storia in cui la gogna mediatica assolve anche la funzione di tribunale e boia, condannando di fatto una persona, che fino a prova contraria dovrebbe essere innocente. Sembra, infatti, che il giovane non ce la facesse a reggere le pressione delle critiche piovute su uno di quei gruppi cittadini su Facebook, mentre sulla solidità delle accuse starebbero ancora indagando gli inquirenti.
L’accusa di pedofilia su Facebook
La storia del 28enne suicidatosi in Sardegna origina da un’accusa di pedofilia mossa da un padre su Facebook che si dice preoccupato per ciò che è successo ai suoi figli. “I miei due bambini si trovavano nei pressi di via Amendola” aveva scritto, secondo quanto riporta il quotidiano Il Dubbio, “facendo fare una passeggiata al cagnolino. Ad un certo punto sono stati seguiti da un uomo a bordo di una Ford Fiesta di colore celeste metallizzato”.
Nel post di accusa, il padre allega anche la foto della macchina del 28enne sardo accusato di pedofilia, ricavata da una telecamera privata nei pressi del parco cittadino. “Dopo qualche centinaio di metri il tizio ha parcheggiato, una volta uscito dall’auto si è rivolto verso i bambini, sbottonandosi i pantaloni e mostrando loro i genitali. Naturalmente i bambini sconvolti sono rientrati a casa raccontandoci tutto”. Ha spiegato di essersi recato al commissariato dei Carabinieri per sporgere la denuncia per pedofilia, ma che a causa dell’assenza di personale non gli è stato possibile formalizzare l’accusa. I messaggi in risposta al post sono stati, ovviamente, tantissimi, dando il via ad una vera e propria caccia all’uomo.
Il suicidio e la gogna mediatica
“Scusami, ho sbagliato”, ha scritto il 28enne accusato di pedofilia dal post Facebook a sua madre. Poi ha preso la sua auto, una corda, si è recato in piena campagna e si è impiccato ad un albero. Ora la procura di Cagliari sta pensando se aprire un fascicolo per istigazione al suicidio, mentre è in corso l’analisi del cellulare del 28enne per trovare eventuali prove del crimine. Dopo il gesto del 28enne, però, la gogna mediatica non si sarebbe fermata e i messaggi allegri per la sua morte sono stati parecchi. “È più che giusto che sia andata così”, si legge in un messaggi sotto la foto dell’auto del 28enne accusato di pedofilia. “Vuoi la testa, vuoi lo schifo, poteva fare di peggio se lasciato indisturbato. Meditate buonisti del web. Poi la sua coscienza davanti la vergogna non ha retto ma non ha colpa nessuno solo lui”, scrive un altro.