PRESENTATO IN VATICANO IL PRIMO RAPPORTO DELLA COMMISSIONE PONTIFICIA SUGLI ABUSI AVVIATA DA PAPA FRANCESCO
Sono passati ormai 10 anni dalle nettissime parole di Papa Francesco in merito ad una seria presa di posizione, studio e casistiche del fenomeno tremendo della pedofilia, tanto nella società quanto purtroppo anche all’interno della Chiesa Cattolica stessa: su impulso della grande opera innovatrice di Benedetto XVI, il Pontefice diede vita ad una speciale Commissione per la Tutela dei Minori nel 2014 in modo da proporre azioni e norme in grado di prevenire nel futuro gli abusi sui minori. È stato così presentato oggi in Vaticano il primo “Rapporto Annuale su Politiche e Procedure in materia di Tutela” prodotto proprio dalla Commissione avviata da Papa Francesco e che d’ora in poi annualmente aggiornerà i lavori e i consigli su come agire al meglio in un tema tra i maggiormente contestati alla Chiesa di Cristo.
Capire il fenomeno, comprenderne a fondo i numeri e le diffusioni, parlare e molto con le vittime, ascoltare e mettere in pratica norme per la prevenzione: di questo e di molto altro si è occupata in questi anni la Commissione che già ha fornito diversi spunti e informative contro l’agire dei pedofili nella Chiesa. Ora nelle 50 pagine presentate dal cardinale Seán Patrick O’Malley (Presidente della Commissione) e da Maud de Boer-Buquicchio, giurista incaricata del Rapporto Annuale, si invita ad una maggiore trasparenza di Diocesi e seminari, così come centrale permane l’ascolto delle vittime di abusi pedofili e molestie. La parola d’ordine rimane “resilienza” di queste persone segnate dalle ferite di chi, invece che prendersi cura dell’educazione e del percorso di fede, si è macchiato di uno dei più gravi delitti davanti a Dio.
LE NOVITÀ DEL RAPPORTO E L’APPROCCIO DELLA CHIESA: DOVE SERVE ANCORA MIGLIORARE
Partendo dalla resilienza delle vittime di pedofilia nel raccontare e testimoniare così da rendere la Chiesa un luogo di recuperata fiducia – all’interno della Commissione che ha lavorato al Rapporto Annuale vi sono anche ex minori vittime di abusi in passato – si è trattato il tema della sofferenza e della guarigione per capire la direzione da dare al Rapporto Annuale della Commissione Pontificia: «si vuole promuovere l’impegno della Chiesa a dare una risposta “rigorosa” alla piaga dell’abuso, basata sui diritti umani e incentrata sulle vittime», spiega il testo approvato dal Papa e presentato in conferenza stampa dalla Santa Sede.
Documentati i rischi e i progressi svolti dalla Chiesa in questi anni nel lavoro di pulizia interna, il testo approvato condivide norme e regole per la prevenzione futura: in primo luogo, la promozione di informazioni sempre più facili nell’accesso per le vittime e i sopravvissuti alla piaga degli abusi, così da garantire loro ascolto pieno e aiuti lungo tutta la fase di elaborazione dell’abuso. Vanno poi snelliti i procedimenti di processo contro i sospettati pedofili in modo da evitare dimissioni o spostamento degli stessi in altre Diocesi: secondo il report annuale, inoltre, occorrerebbe «sviluppare ulteriormente il magistero della Chiesa sul suo ministero in materia di tutela; studiare danni e politiche di risarcimento per promuovere un approccio rigoroso alle riparazioni». La Commissione avanza anche un “consiglio” indiretto al Santo Padre, augurandosi una possibile enciclica ad hoc per inquadrare una visione unica e teologicamente coerente sul problema della pedofilia.
CARD. O’MALLEY SUL DRAMMA DELLA PEDOFILIA: “VERITÀ, TRASPARENZA E VOCE ALLE VITTIME”
Nel testo si analizzano infine le situazioni attuali delle singole Chiese locali così come gli squilibri purtroppo esistenti ancora oggi in alcune parti del mondo ecclesiale, augurandosi una maggiore capacità di controllo capillare della Curia romana per evitare che neanche una vittima di pedofilia possa rimanere inascoltata e “sola”. Infine la necessità decisiva della trasparenza tanto nella raccolta delle informazioni quanto nei provvedimenti poi effettivamente presi sui diretti responsabili degli abusi, così come al contrario occorre evitare “processi mediatici” fino a che non vi sia la certezza dell’atto orribile.
Lo spiega bene il cardinale O’Malley nel suo intervento da n.1 della Pontificia Commissione scelta da Papa Francesco: «questo rapporto è un’istantanea del viaggio di conversione che abbiamo intrapreso. È un viaggio verso un ministero della tutela trasparente e responsabile, verso una maggiore vicinanza, accoglienza e sostegno alle vittime e ai sopravvissuti». Oltre ad una sempre maggiore rigorosità, tre i “pilastri” identificati dall’ex arcivescovo di Boston in merito alle direttive che la Chiesa ha già intrapreso per combattere la piaga della pedofilia: in primo luogo, la promozione della voce delle vittime in ogni parte del mondo, con la Chiesa che deve essere in grado di ascoltare tutto e tutti. Secondo tema chiave è il rafforzare le risorse umane con la formazione diretta interna al Vaticano grazie all’iniziativa “Memorare”, «per promuovere l’effettiva attuazione di queste politiche e procedure». Da ultimo, terzo pilastro è la trasparenza ineliminabile nell’affrontare il tema di abusi sessuali su minori e non.
Intervistato dalla stampa vaticana dopo la presentazione del Rapporto Annuale sulla pedofilia, sempre O’Malley spiega come siano solo la verità e la trasparenza che possano realmente curare nel tempo le ferite delle vittime: contro alcune Chiese locali che ancora considerano un “tabù” parlare degli eventuali abusi avvenuti all’interno delle Diocesi, il prelato sottolinea che solo «l’accountability con la reale verità può curare questa ferita». Il lavoro da fare è ancora molto ma la risposta iniziata 10 anni fa con la Commissione e avviata già dai tempi di Ratzinger ha visto un notevole miglioramento di base nella prevenzione: «speriamo che le vittime capiscano che nella Chiesa intera c’è una inquietudine per correggere gli errori, i crimini del passato». Secondo il Card. O’Malley i progressi ad oggi sono da numerare nell’educazione al “safeguarding”, nella maggiore trasparenza e nella tutela delle vittime: di contro, i fallimenti finora riguardano proprio alcuni tabù rimasti nelle Chiese periferiche che faticano a parlare al loro interno di abuso e dramma pedofilia. Serve fare di più come Chiesa sempre più rigorosa, serve capire che la testimonianza del cristianesimo giocata nella carne di un incontro umano non può non partire dall’amore per i più deboli, i più fragili e coloro che sono stati drammaticamente feriti da alcune, isolate, “mele marce”.