Lo scandalo della pedofilia esplode anche in una delle comunità monastiche più serie e impegnate della cristianità moderna e sconvolge gli stessi vertici di Taizè, il piccolo centro in Francia che ospita l’omonima comunità cristiana monastica ecumenica internazionale fondata nel 1940 da Roger Schutz (conosciuto come Fratello Roger) per riunire diverse confessioni cristiane in un clima di dialogo, confronto e offerte di preghiere per la pace tra i cristiani. Il priore attuale di Taizé, Frere Alois, ha denunciato in una lettera pubblica inviata a Papa Francesco – dopo la parallela denuncia alle autorità francesi – di almeno 5 casi di aggressioni e abusi sessuali contro minori avvenuti tra gli anni Cinquanta e Ottanta da parte di 3 fratelli-sacerdoti, due dei quali sono morti da oltre 15 anni. Proteggere, ascoltare e non nascondere: sono queste le tre parole chiave su cui insiste il priore di Taizé nel chiedere da un lato il perdono per lo scandalo generato e dall’altro per seguire pedissequamente il nuovo corso inaugurato dai Pontefici Benedetto XVI e Francesco sul tema della pedofilia.
PRIORE COMUNITÀ DI TAIZÈ SCRIVE A PAPA FRANCESCO
L’obbligo di denuncia alle autorità civili è uno dei punti chiave del motu proprio anti-pedofilia emanato lo scorso 9 aprile da Papa Francesco sulla scia dell’incontro internazionale con tutti i capi vescovi delle Diocesi mondiali: su questo intende muoversi anche la Comunità di Taizé sconvolta da quanto scoperto in questi ultimi mesi. «Vergogna e profondo dolore», sono questi i primi commenti offerti da Frere Alois al portale Vatican News nell’inviare la lettera personale a Papa Francesco: «Con grande tristezza – prosegue il priore – sono venuto a conoscenza di casi implicanti dei fratelli e, anche se sono di anni fa, abbiamo pensato, in comunità, di doverne parlare». Secondo quanto contenuto anche nell’ultima parte della lettera spedita in Vaticano, Alois dedica lo spazio maggiore oltre alla denuncia fatta alle vittime di tali abusi: «Oggi i nostri primi pensieri vanno verso di loro; ascoltando ciò che hanno vissuto e sofferto, proviamo vergogna e un dolore profondo. È possibile che questo nostro parlare porti altre eventuali vittime a farsi conoscere: le ascolteremo e le accompagneremo nei passi che vorranno compiere. Se parlo oggi, è perché lo dobbiamo alle vittime, ai loro cari e a coloro che cercano a Taizé uno spazio di fiducia, sicurezza e verità». Da tempo nel portale di Taizè online vi è una sezione dove diverse segnalazioni di possibili abusi pedofili possono essere raccontate ed espresse in maniera da avere più coordinate per le denunce: «qualsiasi aggressione, vecchia o più recente, commessa contro un minore o un maggiorenne, sia da parte di un fratello che ha abusato del suo ascendente morale o da qualsiasi altra persona», conclude Frere Alois.