Alla Conferenza di Varsavia, il cardinale Sean O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, ha parlato della pedofilia nella Chiesa, rivelando che anche lui, sulla questione abusi, ha avuto bisogno di “una conversione pastorale”. Una conversione, ha aggiunto, che ha richiesto molto tempo e che lo ha portato a riconoscere quali pratiche e strategie siano quelle idonee e funzionanti per contrastare questo fenomeno negativo.



Il cardinale arcivescovo di Boston ha voluto condividere con i numerosi ospiti presenti le sue riflessioni, riprese anche da “Vatican News”. “Cinquantun anni fa, quando sono stato ordinato, l’ultima cosa che poteva venirmi in mente è che mezzo secolo dopo sarei stato a Varsavia a parlare a un gruppo distinto come questo dell’argomento di cui stiamo discutendo. Perché a quel tempo non sapevo nulla della pedofilia”, ha esordito il cardinale. O’Malley fu nominato vescovo nella diocesi di Fall River: “Poco prima che venissi assegnato era scoppiato un terribile scandalo su un prete pedofilo, padre Porter, che aveva violentato centinaia di bambini piccoli. Quando arrivai, uno dei miei primi compiti fu quello di incontrare alcune delle vittime e le loro famiglie. Hanno riempito un auditorium molto più grande di questo. C’erano centinaia di persone. Devo dire che ero terrorizzato”.



PEDOFILIA NELLA CHIESA, O’MALLEY: “PROBLEMA CHE VA AFFRONTATO O CI UCCIDERÀ”

O’Malley ha quindi asserito, riprendendo un noto slogan pubblicitario, che “qualsiasi cosa abbia un sapore così cattivo, deve essere buona per te. Bene, questo è il modo in cui mi sento riguardo a ciò che abbiamo sperimentato. La stampa ci ha aiutato a capire che c’è un cancro nascosto che deve essere affrontato o ci ucciderà”.

Il cardinale ha quindi spiegato che non vorrebbe tornare a quella Chiesa della sua giovinezza ,quando c’era un’ignoranza delle cose che stavano accadendo: “Tutto il dolore che abbiamo sofferto è una grande fonte di guarigione. Ci sta portando ad affrontare il problema degli abusi sessuali e a mettere i bambini e gli adulti vulnerabili come priorità nella nostra Chiesa, come dovrebbe essere”.