Le vittime di abusi sessuali nella Chiesa cattolica in Spagna sarebbero oltre 400mila dal 1970, e quasi la metà riguarderebbe minori. Il dato impressionante emerge da un rapporto presentato dal difensore civico spagnolo Angel Gabilondo al Congresso dei deputati. Era stato commissionato dalla Camera stessa per fare luce sugli abusi ai danni dei minori commessi in ambienti della Chiesa cattolica. Si tratta del primo resoconto ufficiale sul tema che riguarda il Paese iberico: comprende un’indagine su larga scala condotta dalla società GAD3 da cui si evince che l’1,13% dell’attuale popolazione adulta in Spagna ha subito abusi nell’ambiente religioso. Di questi, lo 0,6% ha subito abusi da parte di preti o religiosi, gli altri da parte di laici in ambienti cattolici. Il difensore civico ha evitato di fare il calcolo in numeri tondi nella sua apparizione al Congresso, cosa che non compare neppure nel rapporto, ma secondo i calcoli di El Pais, quell’1,13% dei 38,9 milioni di persone registrate in Spagna nel 2022, di età compresa tra i 18 e i 90 anni (fascia di età coperta dall’indagine), corrisponde a circa 440.000 persone.
Più specificamente, di questo 1,13%, lo 0,6%, circa 233.000 persone, dichiara di aver subito abusi da parte di un sacerdote o di un religioso, e il resto da parte di laici. L’indagine rivela che l’11,7% delle persone intervistate è stato vittima di abusi sessuali nell’infanzia o nell’adolescenza, principalmente in ambito familiare. Nel complesso, la prevalenza è più alta tra le donne (17%) che tra gli uomini (6%). In ambito religioso, il dato si inverte e sono gli uomini ad aver subito più abusi: infatti, rappresentano il 53,8% di coloro che hanno subito abusi in ambito religioso e il 64,6% di coloro che sono stati aggrediti sessualmente da un sacerdote o da un religioso.
STUDIO NATO DA UN’INCHIESTA DI EL PAIS
Come evidenziato dal giornale iberico, «la Spagna è passata dall’essere un’eccezione mondiale tra i Paesi cattolici, senza casi ufficialmente riconosciuti di pedofilia nella Chiesa, ad essere il Paese con il maggior numero di vittime al mondo». Queste cifre schiaccianti, che superano le 330mila vittime stimate dalla Francia per il 2021, rappresentano una svolta storica dopo decenni di silenzio sugli abusi. Decisivo è stato anche l’impatto dell’inchiesta intrapresa da El Pais nel 2018, che ha portato in superficie le voci di centinaia di vittime, costringendo finalmente il Congresso del 2022 a voler conoscere la verità su quanto accaduto. «Oggi il primo passo è stato fatto. Questo giornale ha collaborato al lavoro della commissione del Mediatore, con tutti i suoi dati disponibili, e Gabilondo ha sottolineato questo venerdì che è stato una delle fonti di informazione per lo studio. L’altra, la Chiesa stessa, ha accettato per la prima volta di rivelare i propri dati, anche se incompleti e non coordinati: le diocesi e gli ordini hanno ammesso 1.140 casi, una nuova cifra che è la più alta finora conosciuta. I loro primi dati di ammissione risalgono all’aprile 2021 e ammontavano a soli 220 casi», scrive El Pais.
I dettagli dello studio sono contenuti in un’informativa di oltre 700 pagine in cui sono riportate anche le testimonianze dirette di 487 persone. Stando a quanto riferito dal difensore civico, un terzo delle vittime ha riferito di aver riportato sintomi da stress post traumatico, un terzo ha sofferto di depressione e ha pensato al suicidio. «Questo rapporto non ha la pretesa di essere l’ultima parola né tanto meno una soluzione definitiva a un danno così grande, piuttosto aspira a contribuire alla presa di coscienza che la società spagnola ha iniziato, ricordando alla Chiesa cattolica e alle autorità pubbliche che la necessità di rispondere alle vittime rimane aperta», ha dichiarato Gabilondo nella conferenza stampa al Congresso dei deputati.
LE CRITICHE A CHIESA E ISTITUZIONI
Per il difensore civico spagnolo la risposta della Chiesa cattolica alle vittime è stata «insufficiente e tardiva», inoltre ha sottolineato l’impatto «devastante» che gli abusi sessuali hanno avuto sulle vittime. Non vengono risparmiate critiche anche alle istituzioni, che «per lungo tempo sono rimaste inattive di fronte alla realtà degli abusi sessuali e non hanno compiuto gli sforzi necessari per proteggere i minori» nei centri educativi. Quindi, lo Stato, in qualità di supervisore, ha una responsabilità in quanto accaduto. Per questo chiede la creazione di un fondo statale per il pagamento dei risarcimenti. «È necessario rispondere a una situazione di sofferenza e di solitudine che per anni è stata coperta da un silenzio ingiusto, quello di chi avrebbe potuto fare di più, o in altro modo, per evitarlo. Non è vero che tutti sapevano, ma non è vero che nessuno sapeva», ha aggiunto Gabilondo. Rivolgendosi direttamente alla Chiesa, il difensore civico ha chiesto uno «sforzo per aprire i suoi archivi», ma ha anche evidenziato la collaborazione di alcuni vescovi, mentre da altri non c’è stata. In ogni caso, ha riconosciuto «un cambiamento di atteggiamento nella Chiesa», ed è su questo che confida «per essere totalmente aperti ad affrontare la questione nella sua interezza. Perché le vittime non possono più aspettare». Tra le raccomandazioni, il rapporto non include l’attuazione di una delle principali richieste delle associazioni delle vittime, l’imprescrittibilità di questi reati. Lo studio sottolinea che non avrebbe effetto retroattivo e si concentra sulle proposte di riparazione e riconoscimento del danno. Propone inoltre di organizzare un atto pubblico di riconoscimento delle vittime.
Come sfondo al problema, il rapporto sottolinea che «è provato che il clericalismo, fortemente radicato nella Chiesa cattolica, la sacralizzazione della figura del sacerdote come rappresentante di Dio in terra, la solitudine di molti chierici e l’assunzione problematica della sessualità sono fattori che possono aver favorito» gli abusi. Come fattore di “rischio specifico”, secondo le ricerche accademiche, si indica «il celibato obbligatorio, la pratica di amministrare la penitenza e una certa visione della sessualità”. “Per molto tempo, la Chiesa cattolica ha percepito l’abuso sessuale più come un peccato dell’abusante che come un danno causato alla persona abusata. Questa concezione è stata superata, anche se solo di recente», si legge nello studio.
I RISULTATI DELLO STUDIO
Lo studio riportato nel rapporto si basa su 8.013 interviste, di cui 4.802 condotte per telefono e 3.211 online. In totale, sono state effettuate 113.126 chiamate, raggiungendo 23.991 persone. Il questionario consisteva in 34 domande chiuse, di cui 10 rivolte a tutti gli intervistati e le restanti 24 solo a coloro che hanno indicato esperienze di abuso sessuale quando erano minorenni. Tra gli intervistati che hanno riferito di aver subito abusi, la maggior parte ha dichiarato che questi si sono verificati nell’ambiente familiare (34,1%). Seguono le strade pubbliche (17,7%), gli ambienti educativi non religiosi (9,6%), gli ambienti sociali non familiari (9,5%), il lavoro (7,5%), internet (7,3%), gli ambienti educativi religiosi (5,9%), gli ambienti religiosi (4,6%), il tempo libero (4%), lo sport (3%) e la salute (2,6%). Sommando le percentuali, «questo porta alla conclusione che praticamente il 6,6% degli abusi sessuali si è verificato in strutture religiose». Il 6,1% delle persone abusate sessualmente ha risposto che l’abusatore era un sacerdote o un religioso cattolico. Inoltre, il 29,3% delle vittime ha dichiarato di conoscere direttamente altre persone che hanno subito abusi dalla stessa persona. Più della metà delle vittime in ambito religioso (51,9%) ha dichiarato di essere a conoscenza di altri casi di abuso commessi dalla stessa persona.