Il Tribunale Ecclesiastico di Lione ha emesso la condanna per pedofilia con massimo della pena possibile nei confronti di Padre Bernard Prenyat, il sacerdote che avrebbe abusato di un gruppo scout negli anni tra il 1986 e il 1996: ebbene secondo le regole del Diritto Canonico, il prete è stato dimesso dallo stato clericale e di fatto da oggi non può più considerarsi membro del clero cattolico. «Alla luce dei fatti, della loro persistenza e del grande numero di vittime è stato dimesso dallo stato clericale» si legge nel comunicato diffuso dalla Conferenza Episcopale francese in merito al processo penale contro Padre Preynat. «In seguito alla revoca della prescrizione da parte della Congregazione per la dottrina della fede e all’apertura del processo giudiziario il 6 agosto 2018, il Tribunale ecclesiastico incaricato del caso di padre Bernard Preynat si è riunito oggi per rendere pubblico il suo verdetto. Padre Bernard Preynat è stato condannato per aver commesso reati sessuali contro minori di età inferiore ai 16 anni», spiega la durissima sentenza francese che chiude quantomeno un capitolo della difficile e complessa vicenda legata anche all’Arcivescovo di Lione, il Card. Philippe Barbarin che di recente ha rassegnato le dimissioni a Papa Francesco a seguito della condanna (in data 7 marzo) proprio per la presunta “copertura” di Padre Preynat. «Alla luce dei fatti e della loro persistenza, il gran numero di vittime, il fatto che padre Bernard Preynat abbia abusato dell’autorità conferitagli dalla sua posizione nel gruppo di scout che lui stesso aveva fondato e che dirigeva dalla sua creazione, assumendone la duplice responsabilità di capo e cappellano, la Corte ha deciso di applicare la pena massima prevista dalla legge della Chiesa in tal caso, cioè la dimissione dello stato clericale. Padre Bernard Preynat può, se lo desidera, fare appello al Tribunale della Congregazione per la dottrina della fede entro un mese dalla notifica della sentenza. Dopo questo tempo, la pena diventerà esecutiva», spiega la sentenza del Tribunale Ecclesiastico di Lione.
“SPRETATO” IL SACERDOTE CHE MISE NEI GUAI L’ARCIVESCOVO DI LIONE
Da ultimo, la Corte considera la colpevolezza di Padre Bernard Preynat ora del tutto pienamente, con il Tribunale che d’ora in poi può dedicarsi «allo studio di ciascuna delle richieste di risarcimento finanziario delle vittime». Negli anni ’70 e ’80, il sacerdote francese era stato responsabile di un gruppo di scout a Sainte-Foy-lès-Lyon, all’epoca non collegato ai grandi movimento di scoutismo, e quindi non era oggetto di ispezioni. Furono poi decisive le denunce fatte dall’associazione “La Parole Libérée” diversi decenni dopo a rivelare l’entità gravissima degli abusi di pedofilia compiuti in quegli anni: la revoca della prescrizione da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, effettuata su richiesta del cardinale Barbarin, «aveva permesso l’apertura di un procedimento giudiziario il 6 agosto 2018, al fine di integrare nel processo le richieste di risarcimento delle parti», riporta Vatican News. Proprio il Cardinale di Lione è stato accusato e condannato in primo grado a 6 mesi di carcere (con sospensione della pena) per la presunta “copertura” delle ignominie fatte da Preynat, con notevoli dubbi però in merito alla vicenda: Papa Francesco ha rifiutato e non accettato le dimissioni di Barbarin, che ha comunque deciso di ritirarsi prima del processo d’appello del prossimo novembre, perché lo ritiene innocente come del resto si è sempre professato il Cardinale. L’Arcivescovo non è stato condannato per aver “direttamente” coperto gli abusi sessuali di Preynat ma perché avrebbe omesso di denunciarlo dopo aver scoperto quel passato, assegnandoli invece incarichi pastorali fino al 2015: al processo l’arcivescovo si è sempre difeso evidenziando il contesto e le ragioni che lo avevano spinto, come guida della Chiesa a Lione, «a non rinnegare bruscamente la linea di condotta dei suoi predecessori, a cominciare dal cardinale Albert Decourtray, in carica a Lione fino alla morte giunta nel 1994» come riportava l’Avvenire diversi mesi fa. La procura lo ha condannato lo stesso, non ritenendo valide quello scambio di lettere nel 2015 tra l’Arcivescovo e il Vaticano dove veniva consigliato il licenziamento del prete Preynat «evitando lo scandalo pubblico», seguito alla perfezione dal cardinale Barbarin.