“EL PAIS” TORNA SUL CASO PEDOFILIA IN SPAGNA DOPO UN ANNO: I RISULTATI

Un anno esatto dopo la prima inchiesta di “El Pais” sui casi di pedofilia nella Chiesa di Spagna, il quotidiano spagnolo nazionale torna con un nuovo dossier dove esprime tutta l’amarezza per un anno di indagini con non molte collaborazioni avute dalle Diocesi, l’esatto contrario insomma di quanto Papa Francesco e i vertici della Chiesa Cattolica in tutto il mondo professano da tempo ormai nella profonda lotta alla piaga degli abusi. Il primo rapporto di “El Pais” era datato inizio dicembre 2021 con 251 casi di presunti abusi contro minori da parte del clero spagnolo: «Quest’anno la cifra è raddoppiata a 500, con un secondo dossier consegnato a giugno e un terzo presentato questo mese. In totale, più di 1.000 pagine». Tuttavia, a distanza di una anno, commenta il quotidiano, «il bilancio è nullo: non si sa nulla della risposta a questi casi e la trasparenza non solo non è aumentata, ma è peggiorata».



Sentendo le 141 comunità dove sarebbero giunte le denunce di presunti casi di pedofilia, spiega “El Pais”, ben poche hanno risposto nel merito e ancora meno avrebbero aperto procedimenti canonici con effettivi risarcimenti finali: «Il silenzio è schiacciante: solo il 13% fornisce informazioni. I casi di ciascuna entità e le relative risposte possono essere consultati nelle tabelle di dati che accompagnano queste informazioni». La Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) in un primo momento si era rifiutata di coordinare il progetto di indagini nato dalle centinaia di denuncianti e attraverso i singoli enti coinvolti, ma circa 6 mesi fa un nuovo impulso è giunto dai vescovi spagnoli per cercare di ristabilire la verità sulle durissime accuse di abusi pedofili.



“SOLO DIOCESI MADRID COLLABORA ATTIVAMENTE”: NUOVE DENUNCE DI “EL PAIS” SULLA PEDOFILIA NELLA CHIESA IN SPAGNA

Obbligate dal Vaticano, le diocesi coinvolte di Spagna hanno aperto uffici di assistenza alle vittime della pedofilia nel 2020, ma molte di esse non hanno nemmeno i dettagli di contatti online, accusa sempre “El Pais”. Le singole disposizioni di Papa Francesco vengono di fatto spesso disobbedite: «a volte non si apre un’indagine senza una denuncia diretta della vittima, che non è più necessaria; la vittima non viene informata della possibilità di un risarcimento; quando questo avviene, vengono imposte clausole di silenzio; e anche se c’è una condanna dell’abusante, alla vittima non vengono date informazioni sul caso, nemmeno il nome dell’accusato quando non lo ricorda, ma è stato identificato dalla Chiesa». Le accuse formulate dal quotidiano spagnolo sembrano alquanto gravi e ovviamente andrà ristabilito in ogni singola denuncia quale sia stato il ruolo di accompagnamento e assistenza che la singola Diocesi ha riservato, evitando processi mediatici da un lato ma scongiurando il “silenzio” calato su accuse e fatti gravi.



«Spesso la risposta è quella di trattare la denuncia di abuso solo come una questione legale, senza prevedere ascolto e aiuto. In molti luoghi, la prima reazione alla vittima non è di accoglienza, ma di diffidenza e di interrogazione. Nelle piccole città, a volte è accompagnata dal rifiuto sociale dell’informatore», denuncia ancora “El Pais” ad un anno dall’inizio del dossier pedofilia. Viene citato il caso di un ragazzo – nome fittizio Roberto – che racconta l’inquietante interrogatorio ricevuto, così pare, dai vertici della diocesi di Orihuela-Alicante: «Mi è stato detto che le mie dichiarazioni erano contraddittorie. Ero molto nervoso per tutto quello che stava succedendo. Mi sono sentito come un terrorista». Al momento solo quattro diocesi hanno risposto attivamente alle richieste di “El Pais” di far luce sui circa 500 casi di abusi: Tarragona, Cartagena, Bilbao e Madrid. Di queste però, solo la Diocesi della Capitale di Spagna ha fornito descrizione precisa dello stato di ogni processo, insieme ai nomi degli imputati e alle loro destinazioni. Per quanto riguarda gli ordini ecclesiali contattati, solo 8 hanno deciso di riferire sui presunti casi interni, gli altri 34 invece non hanno risposto a “El Pais”. «Se ne lavano le mani», accusano diversi denunzianti e pure associazioni in difesa delle vittime mettendo nel mirino la Chiesa e alcuni ordini (Gesuiti compresi). La piaga è ampia e come ha ribadito di recente Papa Francesco, «È il momento della vergogna per la troppo lunga incapacità della Chiesa di mettere al centro delle sue preoccupazioni le vittime». Lo scorso febbraio 2022, il presidente della CEE Card. Omella ha avviato un’inchiesta legale indipendente, della durata di un anno sulle denunce di violenze ai danni di minori: «La Conferenza episcopale vuole fare un passo avanti nel suo dovere di trasparenza, aiuto e riparazione alle vittime e collaborare con le autorità sui casi di abusi sessuali che pesano sulla Chiesa spagnola. Non prima di aver chiesto pubblico perdono a coloro che tanto dolore hanno sofferto e soffrono».