Terzo giorno di Cannes 2019, tocca a Pedro Almodovar con il suo Dolor y Gloria (clicca qui per il trailer). Per la settima volta sulla Croisette con il suo film, il regista spagnolo è tra i più attesi ed ha confidato all’Ansa: «Tutto nel film riporta a me: ci sono i miei mobili, la replica del mio appartamento a Madrid, persino i quadri dei pittori della movida di Madrid tra fine anni ’70 e inizio ’80, ma non tutto quello che racconto è accaduto, semplicemente sarebbe potuto accadere». «C’è la mia vita al 40% ma il mio profondo io al 100%» spiega Almodovar, che ha scelto Antonio Banderas e Penelope Cruz per il suo ultimo lavoro: «Dolor y Gloria esorcizza l’ombra nera della mia vita, quella con cui devo convivere ossia il rischio che mi capiti quello che succede al personaggio, che perda l’ispirazione, la creatività o abbia incapacità fisica a dirigere un film. La grande paura per me è la perdita di cinema, lo schermo è l’unica compagnia, una vera dipendenza. Nel film alla depressione si rimedia con l’eroina ma è la pellicola la vera dipendenza. E’ il cinema a salvarlo e il cinema ha salvato me nella realtà».



DOLOR Y GLORIA A CANNES 2019, LE PAROLE DI ANTONIO BANDERAS

Antonio Banderas rappresenta l’alter-ego del regista in Dolor y Gloria, ma ha spiegato a Vanity Fair: «Ma all’inizio non era così chiaro», dice l’attore, «quando mi ha dato la sceneggiatura, mi ha detto troverai un sacco di riferimenti a persone che conosci, tu stesso compreso. Ma non avrei mai immaginato che avrei dovuto avere i capelli come i suoi e indossare i suoi vestiti. Persino l’appartamento nel quale abbiamo girato è la copia esatta del suo in Madrid». Continua Banderas: «A quel punto ho capito: “Devo interpretare Pedro”. Per lui questo film è un modo per riconciliarsi con la sua famiglia, con gli attori con i quali ha lavorato. Per esempio non credo che Pedro abbia mai detto a sua madre: “Mi dispiace di essere come sono” che è quello che, invece, fa dire al mio personaggio. Pedro era così coinvolto emotivamente che, durante le prove, non riusciva a leggere le mie battute».

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