Pegah Moshir Pour, chi è l’attivista di origini iraniane

Pegah Moshir Pour, l’attivista per i diritti umani di origini iraniane che è salita sul palco del Festival di Sanremo 2023 insieme a Drusilla Foer, sarà ospite di Serena Bortone nella puntata di oggi, giovedì 16 febbraio, di Oggi è un altro giorno. Pegah è nata nel 1990 a Teheran e a nove anni si è trasferita, insieme alla sua famiglia in Italia, precisamente in Basilicata: “Proprio nel luglio del 1999 alcuni universitari che protestavano contro la chiusura di una casa editrice furono chiusi nei dormitori e massacrati. Ci sono ancora le immagini dei corpi spinti giù dalle finestre. La mia famiglia voleva fare crescere me e mio fratello in un Paese libero”, ha raccontato al Corriere della Sera.



Pegah ha studiato al liceo linguistico e poi si è laureata, nel 2017, in Ingegneria e Architettura. Il suo profilo LinkedIn recita: “Italiana di origine Iraniana, nata tra i racconti del Libro dei Re cresciuta tra i versi de La Divina Commedia”. Nel 2022 le è stato conferito lo Standout Woman Award  International ed è stata inserita nella lista dei 100 innovatori e innovatrici che hanno fatto la differenza nel 2022 di StartupItalia.



Pegah Moshir Pour: il messaggio a Sanremo 2023

Pegah Moshir Pour, consulente e attivista dei diritti umani e digitali, da qualche mese ha scelto di dare la sua voce a sostegno delle proteste in Iran: “Quando sono cominciate le proteste oggi ancora in corso, mi sono fatta coraggio e ho impegnato il mio profilo Instagram. Il che vuol dire finire nella “lista nera” dell’Iran”, ha spiegato al Corriere. Poi ha spiegato come è nato il suo intervento sul palco del Festival di Sanremo: “È stato Amadeus a notare il mio profilo. Io avevo solo chiesto al Festival di far ascoltare la nostra canzone di protesta. Lui ha voluto che scrivessi un testo, che poi gli autori hanno limato”. Dal palco dell’Ariston, insieme a Drusilla Foer, Pegah ha lanciato un messaggio di pace con la canzone “Baraye” di Shervin Hajipour, simbolo della protesta in Iran: “Ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce a una generazione cresciuta sotto un regime di terrore e depressione, in uno dei paesi più belli al mondo, uno scrigno dei patrimoni dell’umanità”.

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