LA MOSTRA SU CHARLES PÉGUY AL MEETING DI RIMINI 2023
Al Meeting di Rimini che si apre oggi in Fiera Nuova nella “capitale” romagnola, una delle tante mostre presenti sono dedicate al grande artista e poeta francese Charles Péguy di cui ricorrono in questo 2023 i 150 anni dalla sua nascita nel 1873: “La grande inquietudine. Péguy e la città armoniosa” è il titolo della mostra curata da Ubaldo Casotto e promossa da Fondazione Costruiamo il Futuro e Fondazione Censis. L’idea i lavoro, di società, di “resistenza’ ad un mondo che sempre più cercava di distruggere l’umanità nel suo rapporto con la fede e la cultura: insomma, un mondo non molto distante da quello odierno ed è su questo punto che si inserisce il brillante confronto – tanto nella mostra quanto nell’editoriale di Renato Farina apparso sabato su “Libero Quotidiano” – fra Péguy e Don Luigi Giussani.
«Quest’anno i due sono faccia a faccia, devono stare parecchio vicini perché i tempi sono grami. Diciamocelo: non è soltanto la speranza del mondo ad aver rinunciato a dare qualche colpo di gong, con le illusioni utopistiche delle ideologie, ma quella stessa che porta con sé la Chiesa risulta sfiancata, demoralizzata, intristita dove le fazioni trasformano ciascuno i propri santi in santini, li incollano a un album di ricordi, e li sventolano», scrive il giornalista presentando la mostra al Meeting dedicata a Peguy. Secondo Farina, la poesia e l’opera dell’autore francese con il geniale educatore e fondatore di Comunione e Liberazione, sono due esperienze della stessa cultura: «sono in grado di far pulsare il muscolo del cuore, la sorpresa di una luce aurorale, una fontana sparita e riemersa, la grazia di un nuovo inizio. Credo che i due abbiano stipulato un’alleanza. Se si reggono l’un l’altro è impossibile siano trasformati in santini, collocati nella loro epoca e fi sepolti in gloria, incensati, onorati, inutili».
RENATO FARINA: “PÉGUY E DON GIUSSANI, USCIRE DAL BUCO DELLA NOIA”
Dal titolo del Meeting di Rimini tratto da una citazione di Don Giussani alla mostra che mette in luce il rapporto di Péguy con la società che intravedeva davanti in maniera piuttosto “profetica”: secondo Farina, da entrambi sgorga quel “mistero della bontà” dove l’amicizia «diventa il tessuto della società». Inquietudine e armonia Giussani e Péguy sono stati questo, celebra Renato Farina: «C’è una vibrazione che li accomuna e dura. Fu Giussani a farlo conoscere ai ragazzi. Quando Gioventù Studentesca fu travolta da decisioni ecclesiastiche in combinato disposto con i moti studenteschi, si chiamava “Centro Charles Péguy” il luogo che raccolse di semi giussaniani da cui fiori Comunione e liberazione».
Tanto il poeta francese quanto il sacerdote brianzolo non potevano credere ad un Dio astratto, non servirebbe a nulla e non gioverebbe all’esistenza umana: ancora parlando del divino, a Péguy «interessava fosse incarnato, la bellezza che ti abbracciava insanguinata per amore, tutte quelle robe lì che mi vergogno a scrivere perché bisogna esserne all’altezza e io no». Tanto don Luigi Giussani quanto Charles Péguy – conclude il giornalista ammiratore di entrambe le figure cruciali del Novecento culturale e religioso – «aiutano a vivere, a rivivere, a saltar fuori dal buco della noia, non sono una stanza di conforto e sicurezza, ma una “travolgenza” (neologismo). Città Armoniosa è una società che nasce adesso se si dà spazio a Gesù dopo che Gesù è stato fatto sparire».