Si aggravano ulteriormente le condizioni fisiche di Pelè, il mito del calcio mondiale. L’ex asso verdeoro è ricoverato da quasi un mese presso l’ospedale Albert Einstein di San Paolo e nonostante le figlie abbiano cercato di rassicurare sulla salute del padre, le preoccupazioni nel mondo del pallone e non solo restano altissime. Come si legge su Fanpage, nelle scorse ore i medici che hanno in cura O’Rey hanno spiegato che il cancro al colon è progredito e che l’ex calciatore non risponde più alle cure per le disfunzioni renali e cardiache che gli sono state somministrate negli ultimi tempi. Un’evoluzione quindi davvero negativa del quadro clinica e le speranze che Pelè possa uscire dall’ospedale per tornare a casa sono sempre più fievoli.



Proprio per questo motivo, come riferisce Infobae, i famigliari più stretti del mito del pallone si starebbero recando presso l’ospedale di San Paolo per restargli vicino in questo momento così delicato, forse gli ultimi giorni di vita dello stesso Pelè. Stando a quanto scrive ancora il quotidiano argentino, l’ex calciatore sarebbe attualmente ricoverato in terapia intensiva e in isolamento, quindi non può ricevere le visite dei parenti se non per pochi minuti e completamente “imbardati” per evitare di contaminare il fisico già estremamente debilitato del povero ex calciatore.



PELE’, CONDIZIONI SI AGGRAVANO: A SAN PAOLO ARRIVANO I FIGLI

Al momento sarebbero al capezzale di Pelè la moglie Marcia Aoki e due dei loro figli, mentre gli altri figli, quelli che non vivono in Brasile, starebbero per tornare in patria per raggiungere il padre e stargli accanto: nessuno vuole lasciare il mito verdeoro da solo, ancor di più per il fatto che siamo ormai a Natale.

In ogni caso il quadro sembra davvero preoccupante al punto che Pelè non riuscirebbe più nemmeno a parlare, anche se il suo cuore risulta essere ancora forte e risponde. I medici dell’ospedale di San Paolo stanno cercando di limitargli le sofferenze: la speranza è che l’ex stella del calcio possa vincere questa ennesima sfida.