Idris, volto storico ed opinionista del calcio in tv, è stato intervistato stamane da Mattino 5 per parlare della tragica notizia della morte di Pelè: “Purtroppo i coccodrilli avevano già annunciato la sua morte, avvenuta in condizioni molto tristi”. E ancora: “Non basta il talento calcistico e artistico, è un dono di Dio. Il Dio del calcio gli ha detto di andare in terra e di fare vedere ciò che sai fare. Era un bimbo che giocava in strada che aveva un calcio molto spettacolare e che ha dovuto lasciare per praticare un calcio più razionale. Entrando nel Santos quando aveva solo 16 anni ha cominciato ad imparare la tecnica ma anche l’organizzazione e la disciplina del gioco”.



Idris ha proseguito: “Era un talento che non aveva uguali, non si può spiegare Pelè ad un giovane, aveva un dribbling unico. Era il Dio del calcio senza dire blasfemie, aveva una tecnica disarmante, giocava di testa, usava i due piedi, segnava anche di ginocchio, Pelè non ha aggettivi, non si può spiegare. Non si può definire tecnicamente. Pelè o Maradona? Improponibile, epoche diverse, pallone diverso, velocità del calcio era diverso, quindi il confronto non sussiste e quando fanno questo confronto lo fanno per creare una notizia. Tecnicamente sono tutti due molto dotati, baricentro basso e giocavano con tutti e due i piedi”.



PELE’ E’ MORTO, IL COMMENTO DI IDRIS: “IL CONFRONTO CON MARADONA NON SUSSISTE”

Poi Idris ha continuato: “Pelè era un tipo serio, Maradona era un tipo fantastico anche moralmente, non si può dire nulla, ma non si possono paragonare, hanno giocato in due epoche diverse. Maradona era un funambolo e un virtuosista ma…”. In collegamento con Mattino Cinque anche il giornalista Marino Bartoletti: “Lui è un fratello – ha spiegato Idris – mi ha insegnato tante cose del giornalismo, gli devo molto e sono molto fiero di lui, ci sentiamo tutti i giorni”.



Poi Idris ha proseguito e concluso: “Pelè è stato l’emblema per un nero, era l’unico nero che giocava in una squadra, il simbolo della riuscita, se lui è divenuto così e anche perchè aveva un popolo dietro. Lui è nato povero. In Argentina non c’è mai stato un nero nonostante vi siano moltissimi neri, ex schiavi che hanno vissuto lì da secoli”.