Il pensionamento anticipato 2025 non soddisfa le aspettative della Lega, che avrebbe voluto introdurre un intervento efficace per superare la Fornero, ma è comunque un buon risultato: semplificare l’uscita dal lavoro anticipata grazie al fondo TFR da destinare facoltativamente o in alcuni casi obbligatoriamente.



I lavoratori che si trovano nel sistema contributivo potranno utilizzare una parte di quanto versato nel TFR sotto forma di pensione complementare, così da raggiungere il requisito minimo che gli permette di uscire con anticipo dal lavoro (occorre che l’importo dell’assegno sia tre volte quello sociale).

Pensionamento anticipato 2025: no al silenzio assenso

Il pensionamento anticipato 2025 non si baserà – molto probabilmente – sul nuovo silenzio assenso proposto in questo mesi, che mirava ad incentivare i giovani a versare parte del loro TFR in una pensione complementare.



Il Governo pensava di obbligare a destinare almeno il 25% della quota del Trattamento di Fine Rapporto in una pensione integrativa. Un’idea nata per migliorare il futuro dei giovani lavoratori e garantire loro un incremento economico sostanzioso.

L’operazione è stata tempestivamente bloccata dalla Segreteria generale dello Stato, la quale si è detta preoccupata per l’instabilità finanziaria dell’INPS, ritenendo che un simile intervento potesse complicare la situazione.

“Una follia tutta italiana”

Dall’INPS arriva un nuovo obbligo: le imprese che hanno più di 50 dipendenti devono destinare obbligatoriamente una parte della quota maturata e non destinabile ad alcuna forma previdenziale complementare, presso il Fondo di Tesoreria.



Secondo l’economista Alberto Brambilla, queste situazioni sono le tradizionali “follie italiane, dove i soldi dei contribuenti italiani vengono impegnati per pagare i servizi e non garantire un futuro stabile“.

Rivista la vecchia Rita

Il nuovo strumento per il pensionamento anticipato del 2025 mira ad aggiornare la vecchia Rita. Per usufruire della misura – con forte probabilità che venga proposta in Bilancio – occorre aver lavorato per almeno vent’anni e aver compiuto almeno 64 anni d’età.

Per i contribuenti che rientrano in questa misura è possibile sfruttare una parte del TFR destinata alla pensione complementare, per colmare eventuali contributi mancanti e raggiungere così la quota minima prevista: tre volte l’assegno sociale.

Con questo intervento i giovani possono tirare un sospiro di sollievo, dato che questa forma di pensionamento anticipato attuabile dal 2025 potrà consentire ai prossimi pensionati di percepire almeno 1.500€ al mese.

Un segnale significativo della Lega e nei confronti della Fornero, che ad oggi quest’ultima impone l’uscita dal lavoro con vent’anni di contributi e 67 anni di età anagrafica.