Su spinta di un parere chiesto dal sindaco di Cassino, la Corte dei Conti del Lazio è tornata ad esprimersi sui pensionati assunti come consulenti all’interno delle PA, ribadendo per l’ennesima volta che si tratta di una violazione della legge 2012 sulla revisione della spesa pubblica. Uno stop che questa volta – scrive nero su bianco la Corte laziale citata da diversi quotidiani – rappresenta anche un “divieto tassativo” che varrà per tutte le PA, a partire dalle Regioni, per arrivare fino ai Comuni e alle Autorità indipendenti o (più genericamente) a tutte quelle attività indicate dal Testo unico del pubblico impiego e che ambisce, eliminando dall’equazione dirigenziale e manageriale i pensionati consulenti, a favorire il turnover generazionale.



Prima di arrivare al parere della Corte è importante sottolineare che attualmente secondo delle stime fatte dall’Agenzia per la rappresentanza nazionale delle PA il 10% degli ‘statali’ ha tra i 50 e i 59 anni, rispetto a quel misero 5% di giovani tra i 18 e i 29; ma come ricorda il Messaggero citando l’Istat, tra tutti gli uffici pubblici lavorano circa 100mila pensionati (80 nei soli settori di istruzione e sanità), quasi tutti a titolo di consulenti inseriti nelle posizioni apicali.



La Corte di Conti sui pensionati consulenti: “Stop tassativo, ma va bene assumerli come formatori”

Compresa l’entità di un problema – quello, appunto, dei pensionati consulenti nelle Pubblica amministrazione – che ha portato l’asticella dell’età media degli statali prossima ai 50 anni, possiamo tornare al parere della Corte dei Conti che è partita dal rievocare la già citata legge del 2012 sulla revisione della spesa pubblica e due circolari del 2014 e del 2015 emesse dal Dipartimento della funzione pubblica di Roma. In ognuno di questi documenti si chiarisce che è vietato riconoscere qualsiasi ruolo “di studio” ai pensionati, specialmente se in qualità di consulenti finiscono per occupare ruoli dirigenziali.



La Corte dei Conti ha ribadito questa posizione, imponendo uno stop tassativo alla consuetudine (verrebbe da dire, ben consolidata) delle PA di riassumere gli ex dipendenti in pensione; ma trovando un via di mezzo tra il necessario turnover e la volontà di non perdere del tutto un bagaglio di conoscenze maturato in decenni di servizio dai pensionati – ed è per questo che vengono usati come consulenti – la Corte apre le porte a qualsiasi ruolo non sia “di studio, consulenza, dirigenza o direzione“. In altre parole: si possono assumere per ruoli formativi, ma non per quelli dirigenziali.