Nella manovra del governo, il piano per incentivare le assunzioni di giovani e contemporaneamente garantire vantaggi anche a chi sta per andare in pensione. La riforma prevede che i pensionati a tre anni dall’uscita dal lavoro potranno chiedere di trasformare l’orario in part-time, ma con stipendio pieno, a patto che accettino di fare formazione ai neoassunti. Quindi dovranno trasferire più possibile esperienze e conoscenze agli apprendisti che poi prenderanno il loro posto in una sorta di staffetta generazionale che durerà per tutto il tempo del prepensionamento.



Nella proposta del ministro Marina Calderone,  di fatto una modifica all’attuale misura dell’isopensione, che ora dovrà essere perfezionata, si sta inoltre studiando una soluzione di continuità contributiva, in modo da non penalizzare chi sta per andare in pensione, per accompagnare il lavoratore all’età di 67 anni e raggiungere i requisiti senza decurtare nè cedolino nè contributi. Probabilmente però le aziende che potranno contare su questo contributo per assumere giovani lavoratori saranno limitate, si attendono infatti gli ultimi dettagli per capire esattamente quante risorse potranno essere riservate all’incentivo.



Come funzionerà il prepensionamento part time con formazione apprendisti

Pensionati a part time per gli ultimi tre anni di lavoro se accettano di utilizzare il tempo in azienda per formare i nuovi assunti. Come funzionerà questa nuova misura che il governo vuole mettere in campo per favorire l’occupazione ed il ricambio generazionale nelle aziende? Dai primi dettagli, lo stipendio corrisposto a chi sta per andare in pensione sarà pieno, una parte verrà pagata dalla ditta che di fatto continua ad avere il dipendente in forza, e la restante somma, compresi i contributi mancanti verranno compensati dall’Inps.



Il meccanismo interesserà alcune aziende, probabilmente quelle con un numero di dipendenti superiore a quindici, come accade per l’isopensione. La classe di lavoratori interessata dalla manovra sarà quella in fascia di età dai 63 anni in poi, che potranno sfruttare il periodo agevolato fino ad arrivare alla soglia pensionabile per legge, cioè i 67 anni più qualche mese. Il provvedimento è allo studio ed in attesa di conferme che arriveranno dagli incontri con i rappresentanti sindacali, e come dichiarato dal ministro vuole essere una “razionalizzazione degli strumenti di prepensionamento“.