Un nuovo caso scioccante, incredibilmente simile a quello avvenuto lo scorso aprile, quando un uomo di 66 anni affetto da disagi psichici era morto in seguito alle angherie e ai soprusi di diversi gruppi di giovani. Era il signor Antonio Cosimo Stano originario di Manduria. Il nuovo caso denunciato adesso riguarda anche qui un uomo quasi della stessa età, 61 anni, anche lui affetto da disagi psichici, vittima di bullismo, estorsioni, furti e atti persecutori. E anche qui gli aguzzini sono tutti giovanissimi: ben 18 giovani, otto dei quali minorenni, sono stati arrestati dai carabinieri di Taranto, in località Sava. Abbiamo chiesto al professor Vincenzo Mastronardi, docente universitario e direttore dell’Osservatorio sui Comportamenti e sulla Devianza presso il Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica dell’Università di Roma Sapienza, di che fenomeno si tratti e davanti a cosa ci troviamo. “Innanzitutto bisogna distinguere” ci ha detto “se i giovani coinvolti in questo caso hanno precedenti penali, se sono cioè abitualmente orientati verso il crimine o no. Se prendiamo come esempio la criminalità in Campania lì tutto lascerebbe pensare a una sub cultura criminale che influenza i giovani”. Si tratta anche, ci ha detto il docente, di capire se sono persone influenzate dal gruppo, se sono giovani che sono stati semplicemente “uncinati” dalle mele marce. Alla base di tutto, dice ancora Mastronardi, “è il fatto che a monte c’è un non sviluppo ottimale, cioè la mancanza di quelli che possono essere i freni inibitori, una coscienza morale che sviluppiamo negli anni”.



LA MANCANZA DI UNA CAPACITA’ EDUCATIVA

In questo senso, l’essere umano si sviluppa in tre stadi: “Il primo stadio è detto pre convenzionale, va all’incirca da zero a 4 anni. Si intende una età emotivo-affettiva, una persona può avere anche 40 anni ed essere ancora in questo stadio che si esplicita con l’idea  del non faccio le cose cattive per la paura della punizione. A seguire c’è lo stadio convenzionale da 5 anni a 13 anni “in cui il ragazzo è soggetto al non faccio le cose cattive perché le convenzioni me lo impediscono se no le farei”. Infine la fase post convenzionale, ci spiega ancora, quando uno ha sviluppato una coscienza morale soddisfacente alle esigenze sociali e individuali. Questa fase può capitare anche in età avanzata: il professor Mastronardi ci fa l’esempio di una persona adulta che investe casualmente un gatto uccidendolo, ma il fatto gli provoca uno shock tale che capisce di non essere capace di uccidere, non potrebbe farlo mai. Prende coscienza di essere in fase post convenzionale. “I ragazzi in fase pre convenzionale normalmente hanno paura della punizione, ma ci sono anche quelli che non hanno paura tanto è grosso il cosiddetto taking risk, il desiderio di rischio, di dimostra a se stessi di essere capaci di fare cose da bulli”. Mastronardi ci dice che è importante che i giovani vadano tutelati non soltanto nella loro evoluzione quando cioè  sono piccolissimi ma anche nel loro vivere quotidiano “e questo non è possibile farlo con il rimprovero fine a se stesso, ma entrando in sintonia con loro usando sempre quella autorità benevola che un genitore deve sempre esercitare”. Concludiamo chiedendo al professore se oggi, con le nuove tecnologie e l’uso continuato dei social, i giovani possano essere distorti da questo percorso sano di crescita della propria coscienza: “Sicuramente sì. Questo perché una volta la coscienza morale ce la costruivano le famiglie, l’oratorio, la scuola. Oggi c’è un super io massificato, una coscienza morale massificata dove il concetto del bene e del male è confuso e aleatorio”.

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