Le nuove norme che regolamentano la pensione anticipata hanno stabilito in maniera specifica delle soglie da raggiungere per evitare che il peso previdenziale sia totalmente carico dei cittadini. Le complicazioni sono associate ai pochi contributi versati e all’età anagrafica con cui uscire.
La Legge di Bilancio ha introdotto un sistema differente proprio per intervenire e trovare un equilibrio nei confronti di coloro che vorrebbero uscire prima dal lavoro. Il contenuto dell’articolo 1, con i commi che vanno dal numero 181 al 185 prevede il calcolo contributivo soltanto applicabile ai contribuenti che hanno versato almeno un contributo dopo l’1 gennaio dell’anno ’96.
Uscire con la pensione anticipata è più complesso
Per uscire sfruttando le regole della pensione anticipata occorre far riferimento alla precedente Legge di Bilancio, che impone il calcolo totalmente contributivo ma a patto che almeno un contributo previdenziale sia stato versato dopo gli inizi del ’96.
Ma tra i requisiti si prevede anche la soglia reddituale: è indispensabile dover cumulare nel proprio cedolino una soglia equivalente ad almeno tre volte il trattamento minimo, che al 2025 corrisponde a 598,69€ al mese (escludendo la rivalutazione basata sull’inflazione).
A tal proposito ricordiamo che il mese di marzo (specialmente giorno 31) è una data da segnare sul calendario per chi intende andare in stato di quiescenza precocemente, pena l’impossibilità di uscire nell’anno in corso.
Pensione slittata
I contribuenti che non rispettano le condizioni sopra descritte (67 anni, 20 anni di contributi e cedolino di almeno 3 volte il trattamento minimo), devono essere consapevoli di dover slittare l’età anagrafica. Si passerebbe dunque dagli attuali 67 anni ai prossimi 70. Dunque ulteriori tre anni di attesa che potrebbero pesare sull’aspetto personale e lavorativo.
Negli anni a seguire purtroppo le prospettive sono anche peggiori, dato che tra cinque anni i contributi da dover versare per uscire prima ammontano a trenta. L’unica strada percorribile per contenere i danni per chi ha avuto ad esempio, una discontinuità lavorativa è poter cumulare i contributi con la pensione supplementare.
Le soluzioni alternative a tal peggioramento sarebbero potute essere completamente differenti, dal mantenimento della Quota 102 introdotta da Mario Draghi alla Fornero così per com’era nata, dal minor pressing fiscale (un tempo gravava dell’appena 1%) all’introduzione di una nuova forma di silenzio assenso.
Purtroppo gli italiani coinvolti riguardano almeno il 40%, compromettendo e slittando la loro pensione anticipata, con aggravi anche sul cedolino previdenziale.