La pensione complementare già nel 2025 potrebbe diventare quasi un obbligo (soprattutto morale ed economico). Il motivo è riconducibile al sistema previdenziale italiano divenuto “contributivo” e con delle ripercussioni – inevitabili – ai danni dei più giovani.

Fino agli anni ’90 infatti, il sistema pensionistico in Italia teneva conto del sistema retributivo, ovvero conteggiando i contributi con lo stipendio. Poi con una rimodulazione totale il Governo ha introdotto il calcolo secondo il metodo contributivo, considerando il numero di contributi previdenziali.



Pensione complementare: perché valutarla?

Le adesioni alla pensione complementare sono poche, e considerando il sistema contributivo attuale i futuri pensionati vedranno scendere il loro assegno previdenziale (secondo una stima conseguita dal Centro Studi Itinerari Previdenziali) di almeno il 50% rispetto a quanto percepito oggi.



Dall’ultimo Rapporto Covip si evince un gap netto tra il 50% dei lavoratori europei che sottoscrivono fondi di pensioni integrative contro il 33,6% dei lavoratori italiani che ne aderiscono. I dati si riducono ancora di più se si da uno sguardo ai lavoratori autonomi italiani (il 17%) e gli under 35 le cui adesioni sono di appena il 20%.

Uno dei problemi più grandi da affrontare riguarda l’alfabetizzazione finanziaria. Sempre dal documento Covip si evince che il 47% degli italiani non conosce le opportunità e i vantaggi della pensione integrativa.

L’aiuto della AI

Per fortuna – in questo caso – negli anni la AI (intelligenza artificiale) diventa sempre più ben sviluppata e capace di suggerire la miglior pensione complementare a cui aderire. Gli attuali algoritmi ad esempio, sono in grado di individuare le offerte più convenienti mostrando il rapporto tra investimento e rendimento.



L’intervento dell’intelligenza artificiale ha permesso alle istituzioni di ridurre il 15% (come dichiarato da Assofondipensione) dei costi operativi. Oggi esistono servizi personalizzabili in grado di suggerire ai contribuenti il miglior piano complementare così da aumentare la possibilità di ottenere delle rendite pensionistiche più alte e meno rischiose.

Il motivo per cui le adesioni alla pensione complementare sono basse non è dovuto soltanto alla scarsa alfabetizzazione ma soprattutto per la questione precaria che spinge i lavoratori a risparmiare più denaro possibile.