COME FUNZIONA LA PENSIONE DI REVERSIBILITÀ
Dopo gli ultimi accorgimenti in Manovra 2022 sul fronte pensioni e dopo le recenti sentenze della Corte Costituzionale in merito, la pensione di reversibilità del defunto vede alcune importanti novità dettate dall’Inps.
Capire a chi spetta tale assegno, se al coniuge o ai figli, ma soprattutto capire come funziona la pensione di reversibilità, il tutto viene affrontato dal focus completo de “laleggepertutti.it”, poi ripreso da Adnkronos. Innanzitutto occorre ricorda di cosa stiamo parlando quando si legge “pensione di reversibilità”: «è il trattamento economico riconosciuto dall’Inps riservato ai familiari di un pensionato deceduto e consiste nel pagamento mensile di una quota percentuale della pensione del defunto». I vari accorgimenti di questi ultimi anni hanno allargato la platea di beneficiari della pensione della persona morta: dalla vedova/vedovo fino, in alcuni casi, anche all’ex coniuge divorziato. Secondo quanto stabilito dall’Inps però, la pensione di reversibilità spetta ai tutti i familiari «superstiti di un pensionato deceduto che, al momento della sua scomparsa, percepiva un trattamento previdenziale diretto o era in corso di liquidazione».
A CHI SPETTA LA PENSIONE DI REVERSIBILITÀ
Nello specifico, oltre che ai coniugi del defunto e ai partner di unioni civili, la pensione di reversibilità spetta ai figli: quelli legittimi, naturali, riconosciuti, dichiarati o adottivi che rispettino anche solo una delle seguenti condizioni
– minorenni
– inabili al lavoro
– maggiorenni fino a 21 anni se studenti o iscritti a corsi professionali
– maggiorenni fino a 26 anni «se iscritti all’università o, nelle stesse condizioni, ai nipoti, anche non conviventi con il defunto, e anche maggiorenni se orfani inabili al lavoro, purché a carico come sostentamento continuativo».
In mancanza di coniugi o figli, la reversibilità Inps spetta ai genitori a carico che hanno più di 65 anni; a fratelli celibi e sorelle nubili a carico, inabili al lavoro e senza pensione. Capitolo importante invece quello riservato ai coniugi separati o divorziati: l’Inps in questo caso ha “allargato le maglie”, spiega il focus di “laleggepertutti.it”, in quanto hanno concesso un maggiore accesso al beneficio. Ad oggi possono infatti ricevere la pensione “riversata”:
– tutti i coniugi separati, compresi quelli con addebito e senza diritto agli alimenti
– coniugi divorziati «che non si siano risposati e che percepiscono l’assegno divorzile stabilito dal giudice con la sentenza di scioglimento del matrimonio o con la revisione delle disposizioni che riguardano importo e modalità dei contributi da corrispondere». Un caso da tenere però a mente: se il defunto lascia un coniuge sposato in seconde nozze e un altro da cui aveva divorziato (e pagava gli assegni), allora la pensione di reversibilità «va ripartita tra di loro in base alla durata dei singoli matrimoni e delle eventuali convivenze more uxorio, oltre all’importo dell’assegno divorzile e la posizione economica dei superstiti».
LE REGOLE INPS SULLA REVERSIBILITÀ: COME CAMBIA LA PENSIONE
Infine, capitolo fondamentale è quello dell’importo effettivo della pensione di reversibilità nell’assegno Inps dei vari superstiti del defunto: la cifra ovviamente varia a seconda del grado di parentele e del numero di beneficiari. Ecco per sommi capi, ricordando che i seguenti importi sono cumulabili con il reddito del beneficiario:
– al coniuge solo spetta il 60% della pensione che percepiva il defunto
– 80% se ci sono coniuge e figlio
– 100% se ci sono coniuge e due o più figli
– 70% con solo un figlio
– 80% con due figli
– 100% con tre o più figli
– 15% a un solo genitori
– 30% con due genitori
– 15% a un fratello/sorella soli
– 30% con due fratelli/sorelle