Il nostro Paese negli anni ha subito tanti cambiamenti riguardo alle aspettative di vita. Variazioni che hanno portato a non pochi problemi sulle riforme relativamente alla pensione di vecchiaia e ai requisiti necessari per poterne godere.
Nel 1939 l’aspettativa di vita era di 59 anni e mezzo per poi scendere a 49 anni nel ’43 per via della Seconda Guerra Mondiale. Alla fine della Guerra fortunatamente l’aspettativa dell’età media era risalita e allungata di oltre 23 anni.
Ed è qui che sorge il problema emerso da Giorgetti sull’aspetto demografico: il popolo invecchia e l’età pensionabile aumenta. Due problemi paralleli che comportano ad una maggior spesa pubblica e meno capacità finanziaria.
Pensione di vecchiaia: un problema puramente demografico
Chi è in cerca dei requisiti per ottenere la pensione di vecchiaia deve rassegnarsi all’idea che l’aspetto demografico influirà negativamente sul sistema previdenziale e su quello sanitario.
L’aumento dei pensionati confluirà sui sostegni alla non autosufficienza con conseguenti incrementi e uscite pubbliche. Gli over 65 rappresentano il 24% dell’intera Italia (14,16 milioni) mentre nel 2045 e 2050 supereranno il 35%.
Gli over 80 raggiungeranno i 4,5 milioni, gli ultranovantenni 800 mila e gli over 100 supereranno i 400 mila.
Per il pensionamento va modificata la Riforma Fornero che dopo aver approvato il sistema contributivo pro rata per chiunque (ex retributivi puri inclusi) ha lasciato i medesimi requisiti differenti per i misti, ovvero chi aveva maturato i contributi prima del 31 dicembre del 1995 e i contributivi puri che hanno cominciato prima dell’1° gennaio del 1996.
Per rendere il sistema pensionistico più equo e sostenibile sarebbe più corretto avere le stesse regole per ambe le platee piuttosto che peggiorare le condizioni dei contributivi puri (in questo modo non ci sarebbe differenza in base alla platea in cui si rientra).
Il nostro sistema previdenziale dovrebbe iniziare a tagliare dei fondi di assistenzialismo nei confronti di chi non ha mai svelato cos’ha fatto nella propria vita. Oggi l’INPS si limita a pagare gli assegni previdenziali sociali senza conoscere la storicità del soggetto beneficiario, mentre il Governo taglia le indicizzazioni di chi invece ha sempre versato contributi e tasse.
Oggi il problema di chi percepisce una pensione di vecchiaia è il gran numero di soggetti che hanno raggiunto il minimo pensionabile pur non avendo mai versato un anno di contributi.