Il 2021 che inizia oggi sarà l’ultimo anno valido per la riforma pensioni di Quota 100, l’esperimento del Governo Conte-1 (Lega-M5s) per poter andare in pensione con 61 anni di età e 38 di contributi. Il 31 dicembre 2021 sarà infatti l’ultimo giorno in vigore della riforma “gialloverde” ma da mesi ormai si discute nel nuovo Governo Conte-2 di come poterla sostituire e nello stesso tempo garantire quella “rivoluzione” previdenziale ad un settore ancora più in crisi dopo l’emergenza economica del Covid-19.



Nella Manovra di Bilancio 2021 approvata in extremis al Senato prima di Capodanno, l’esecutivo ha inserito un corposo capitolo sulle pensioni inserendo le 6 principali “modalità” di uscita dal lavoro nell’anno appena iniziato: si tratta di Opzione Donna, Ape Sociale, Quota 100, Pensione anticipata, Pensione di vecchiaia e Quota 41. Tra metodi “canonici” e proroghe permesse dalla Legge di Bilancio 2021, ecco qui sotto riassunte le diverse modalità con cui i cittadini italiani potranno richiedere la pensione nel 2021 in attesa sempre di una riforma strutturale delle pensioni, come del resto già richiesto più volte dalla Commissione Europea nei vari report sulla situazione previdenziale italiana.



LE 6 OPZIONI PER ANDARE IN PENSIONE NEL 2021

Si parte dalla Quota 100, ovvero la possibilità garantita ancora per 12 mesi dell’uscita dal lavoro con 62 anni e 38 di contributi: specie per il mondo Scuola e Sanità, i prossimi mesi saranno decisivi dato che si apriranno le ultime “finestre” per approfittare del conveniente “ingresso in pensione”, requisiti permettendo. La Manovra del Governo Conte-2 conferma poi la proroga dell’Opzione Donna per tutto il 2021: questo vuole dire che ancora per quest’anno si potrà uscire dal lavoro per tutte le donne lavoratrici a 58 anni (59 le autonome) purché abbiano versato almeno 35 anni di contributi (da segnalare, la sempre significativa “penalizzazione” sull’assegno pensionistico). È possibile sempre per l’anno corrente la proroga dell’Ape Sociale, con questi requisiti confermati: 63 anni di età e 36 anni di contributi (con alcuni casi permessi anche i 30 anni di contribuzione lavorativa).



Per poter accedere all’assegno pensionistico resta sempre valido l’utilizzo della pensione anticipata con i 42 anni e 10 mesi (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi (per le donne). Il pensionamento invece “di vecchiaia” resta quello ancorato dalla riforma Fornero, ovvero i 67 anni di età con almeno 20 di contributi; da ultimo, in Manovra viene confermata la Quota 41 per i lavoratori precoci, ovvero la pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica del lavoratore. Il nota bene resta però quello di aver versato almeno 12 mesi di contribuzione prima del compimento dei 19 anni di età, altrimenti il requisito della Quota 41 non può scattare.