Le pensioni 2025 godranno di pochi aumenti e neanche per tutti i pensionati. Qualcuno potrebbe ricevere poco meno di un caffè al bar, mentre qualcun altro – a causa dei conguagli fiscali – potrebbe vedersi perfino azzerato il cedolino.
L’incremento sul cedolino è previsto per l’oramai noto sistema di perequazione, ovvero una percentuale basata sull’inflazione rilevata. Nel 2025 – rispetto al 2024 – questo valore è nettamente più basso: lo 0,80% (provvisorio) contro il precedente 5,4%,
Pensioni 2025 con aumenti miseri: a quanto ammontano
Le pensioni 2025 saranno oggetto di aumenti miseri. Come accennavamo nel paragrafo precedente l’indice attuale di rivalutazione è fissato allo 0,80%, percentuale provvisoria visto che si attende l’adeguamento ufficializzato da parte dell’INPS.
Il meccanismo di perequazione cambia in base all’importo inserito nel cedolino: più inferiore è la cifra percepita e maggiore sarà la percentuale di inflazione riconosciuta (integralmente). Mentre per importi più elevati la rivalutazione è parziale.
La distribuzione nel 2025 prevede uno schema ben definito: rivalutazione al 100% (0,80%) per gli importi entro le quattro volte il trattamento minimo, allo 0,72% per i cedolini tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo, mentre allo 0,60% per le pensioni che superano di 5 volte il trattamento minimo.
Rivalutazione aggiuntiva
Prima che la Legge di Bilancio introducesse la rivalutazione aggiuntiva pari al 2,2%, l’importo minimo era fissato a 598,61€, mentre con questa novità la cifra aggiornata corrisponde a 616,67€. La percentuale scende all’1,3% tra un altro anno, quando sarà il 2026.
Per quest’anno invece, coloro che percepiscono l’assegno sociale e hanno compiuto 70 anni, percepiranno 8€ in più al mese per tredici mensilità. Nello specifico i soggetti coinvolti sono:
- Pensionati che percepiscono misure assistenziali e previdenziali;
- Ciechi;
- Sordomuti;
- Invalidi civili.
L’incentivo a restare sul lavoro
Le pensioni nel 2025 possono ricevere degli aumenti anche in modo “indiretto”. Nonostante le diverse possibilità di uscire prima dal lavoro, la nuova Legge di Bilancio ha introdotto la possibilità di restare sul lavoro pur avendo maturato i requisiti del pensionamento anticipato, ma rinunciando ottenendo un aumento in busta paga.
L’aumento in busta paga consisterebbe nell’esonero totale dei contributi che verrebbero addebitati mensilmente al lavoratore, godendo di uno stipendio più alto.
Una strategia mirata del Governo per favorire un cambio generazionale graduale, e permettendo ai più giovani di poter apprendere dall’esperienza dei senior.
Va valutata la convenienza in modo soggettivo così da comprendere se lasciare il lavoro con il pensionamento anticipato oppure restare e usufruire dell’aumento.