Le pensioni 2025 non prevedono nuove finestre per uscire dal lavoro con anticipo. I cambiamenti saranno inseriti nella nuova Legge di Bilancio, ma le speranze che vi sia una nuova riforma previdenziale sono molto basse.

Ciò che ci si può aspettare è la conferma delle misure di prepensionamento e flessibilità come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale (che sono in scadenza al 31 dicembre 2024). Tuttavia l’uscita anticipata non sarà affatto semplice, e a molti nel 2026 toccherà quasi per “dovere”.



Pensioni 2025, tutte le finestre per l’uscita

Sulle pensioni 2025 le finestre saranno restrittive. Per maturare i requisiti di vecchiaia è sufficiente aver versato un minimo di 20 anni di contributi INPS e aver raggiunto l’età pensionabile (67 anni come da Riforma Fornero) in egual modo tra donne, uomini, lavoratori autonomi, dipendenti privati e pubblici.



Quanto alla pensione anticipata (che non potremmo definirla propriamente anticipata) come da riforma Fornero, prevede il versamento di almeno 42 anni e 10 mesi di contributi previdenziali per gli uomini e uno in meno per le donne.

Queste condizioni valgono indipendentemente dall’età anagrafica e dalla tipologia o categoria del lavoro in cui si è occupati.

Quota 41 lascia spazio a Quota 103

Le pensioni 2025 non prevedono spazio per Quota 41, che invece verrà sostituito da Quota 103 ma in una forma molto penalizzante. Per usufruirne occorrerà raggiungere 62 anni d’età anagrafica e 41 anni di contributi previdenziali.



Il conteggio sarà basato interamente sul sistema contributivo, ad esclusione di quello misto che teneva conto sia della retribuzione che dei contributi previdenziali.

Infine, la misura del trattamento previdenziale non potrà eccedere l’importo di quattro volte il minimo previsto dall’assegno sociale, per un totale di 2.272€ mensili (al lordo delle imposte).

Ma la novità non finisce qui, perché le finestre mobili arrivano a 7 mesi per i lavoratori dipendenti privati e 9 mesi per i lavoratori pubblici.

Le restrizioni su Opzione Donna

Opzione Donna viene prorogata di un altro anno, ma con delle forti restrizioni che causeranno delle penalizzazioni sul calcolo dell’assegno, per circa il 20% o 25%. L’uscita per le lavoratrici dipendenti è prevista a 59 anni (in caso di due figli), 60 anni (in presenza di un figlio) e 61 anni (senza figli) al 31 dicembre 2024.

Il requisito è anche quello di aver versato un minimo di 35 anni di contributi e rientrare nello stato di disoccupazione, invalidità o essere caregiver.

Dopo aver trattato le pensioni 2025, le sue finestre di mobilità e le conferme del prepensionamento, rimane valida l’uscita anticipata per i lavoratori precoci, nonché i cittadini che hanno iniziato a lavorare da minorenni.

I requisiti in questo caso sono: aver iniziato a versare i contributi per almeno 12 mesi e prima dei 19 anni d’età e rientrare nelle categorie disagiate ammesse per l’Ape Social.