Anche le pensioni 2025 permettono ai diretti interessati di uscire dal lavoro al raggiungimento dei 67 anni d’età anagrafica e con soli 15 anni di contributi versati. Le novità in riforma però sono ben poche, visto che la Legge Fornero resta invariata e le misure di prepensionamento sono prorogate. L’unico cambiamento è lo sconto fino a 16 mesi per le lavoratrici con figli, che se prima potevano uscire con i precedenti 12 mesi ben presto potranno con ben 16 mesi di anticipo. Ma vantaggi a parte, raggiungere la pensione di vecchiaia con pochi contributi diventa sempre più complesso.



Pensioni 2025 con pochi contributi? Un miraggio per pochi

Le pensioni 2025 permettono – seppur a pochi – di godere delle tre deroghe Amato, consentendo ai contribuenti di poter uscire dal lavoro con 67 anni d’età e 15 anni di contributi versati. Soddisfare questi requisiti non è semplice, anzi sta diventando – e con gli anni lo sarà di più – sempre più complesso.



La prima deroga Amato ad esempio, sta per scomparire. Dunque resta come unica possibilità quella di usufruire della seconda e della terza. Come preannunciato prima o poi negli anni, tutte le tre deroghe (un tempo quattro) saranno destinate alla scomparsa definitiva.

Per andare in pensione con il metodo contributivo oggi l’unica soluzione è quella di uscire a 71 anni e anche con soli 5 anni di contributi purché non abbia iniziato a maturarli prima del 1° gennaio del 1996.

Riforma Amato

La Riforma Amato ad oggi prevede tre possibili deroghe da poter sfruttare per andare in quiescenza con 15 anni di contributi INPS piuttosto che 20. Tale possibilità è riservata soltanto a coloro che hanno versato almeno un contributo a settimana prima del 31 dicembre dell’anno ’95 (ad eccezione dei contributi puri):



  1. Prima deroga Amato: rientrano tutti i contribuenti che hanno versato 15 anni di contributi (di qualunque tipologia) prima del 31 dicembre del 1992. In Manovra possono valere sia i contributi figurativi che quelli obbligatori, così come quelli da versamento volontario e da riscatto.
  2. Seconda deroga Amato: vale per i contribuenti che dopo aver smesso di lavorare hanno deciso entro il 31 dicembre del ’92 di versare autonomamente i contributi per la pensione (a patto che non l’abbiano fatto per godere di questo vantaggio).
  3. Terza deroga Amato: valida per chi è riuscito a versare almeno 25 anni di contributi (nel 2025 ne serviranno 30, nel 2026 31 anni e così via), per almeno dieci anni (non obbligatoriamente consecutivamente) e prima del 31 dicembre del 1995 (per rientrare di almeno un contributo nel regime retributivo).

Se le pensioni nel 2025 ancora oggi permettono di usufruire delle deroghe Amato, per effetto “fisiologico” con il passare del tempo si arriverà ad un punto dove nessuno riuscirà più ad accedere a questa misura e uscire con 15 anni di contributi.