Il risparmiosulle pensioni nel tempo del Covid-19: è questo il titolo di un Rapporto dell’Ocse, diffuso ieri, che affronta – con un orizzonte rivolto ai principali Paesi industrializzati – gli effetti della pandemia sul tema delle pensioni. In realtà – al di là della traduzione letterale – leggendo il testo si comprende – magari con un senso di raccapriccio – che il sostantivo risparmio è usato nel senso di minore spesa (a causa degli effetti del virus). Scrive, infatti, l’Agenzia che la pandemia sta causando enormi sofferenze umane e il numero di vittime ha superato il milione in tutto il mondo. Per quanto riguarda le finanze pensionistiche, tassi di mortalità più elevati, soprattutto tra le persone anziane, ridurranno la durata media dei pagamenti pensionistici rispetto a quanto previsto prima del Covid-19. L’impatto finale sul numero di morti e sull’accorciamento della vita delle diverse coorti rimane, tuttavia, soggetto a una grande incertezza e potrebbe differire molto da Paese a Paese.



L’eccesso di mortalità, ovvero il numero di decessi al di sopra della tendenza a lungo termine (destagionalizzata), è una misura valida dell’impatto del Covid-19 sulla mortalità totale. Da gennaio a fine settembre, il numero di morti in eccesso in 24 Paesi è stato di quasi 220.000 rispetto ai 69.000 nel 2019 negli stessi mesi. Nel 2017 e nel 2018 la mortalità in eccesso ha superato i 100.000 nelle stagioni invernali, il che è in gran parte attribuito a focolai di influenza. Ciò implica che le morti in eccesso hanno aumentato il tasso di mortalità di circa il 6% nel 2020 rispetto al 2019; ma questa stima, avverte il Rapporto, è soggetta a ampie revisioni a seconda degli sviluppi futuri della pandemia.



Ma sarà sufficiente l’eccesso di mortalità da pandemia ad abbassare la spesa pensionistica e a ridurre le passività dei sistemi previdenziali? Secondo l’Ocse le pensioni resisteranno anche al virus così come hanno resistito ai tentativi di riforma, procedendo – certamente in Italia – con il passo del gambero: uno in avanti, due all’indietro. L’eccesso di mortalità dovuto al Covid-19, osservato finora, ha abbassato – certifica il Rapporto – solo leggermente le passività pensionistiche previste e ridurrà quindi solo leggermente la spesa pensionistica nel lungo termine.



Una mortalità più alta del 6%, ad esempio, si tradurrebbe in un numero inferiore di circa lo 0,2% di persone di età pari o superiore a 65 anni alla fine del 2020 con un impatto simile sulla spesa pensionistica nel 2020. Supponendo che la spesa pensionistica pubblica sia pari all’8% del Pil (la media tra i paesi Ocse), una diminuzione dello 0,2% della spesa è pari allo 0,016% del Pil. Per la Francia, si è stimato che l’eccesso di mortalità ridurrebbe il numero di pensionati di circa lo 0,15% e le spese pensionistiche dello 0,20% nel 2020. Inoltre, questo effetto sulla spesa pensionistica potrebbe svanire abbastanza rapidamente nella maggior parte dei Paesi perché le morti in eccesso nel 2020 hanno riguardato le persone anziane ed è probabile che coloro che muoiono a causa del Covid-19 abbiano avuto, prima della pandemia, un’aspettativa di vita ragguagliata a individui della stessa età o coorte di nascita. Tuttavia, gli effetti sulla salute a lungo termine tra le persone guarite possono ridurre la loro aspettativa di vita poiché alcuni pazienti mostrano sintomi persistenti e alcuni organi come cuore, polmoni o cervello possono essere danneggiati dal virus, mentre lo sviluppo futuro della pandemia è soggetto a una grande incertezza.

Inoltre, lo scoppio della pandemia ha generato una grande perturbazione dei mercati del lavoro. Poiché l’attività economica si è deteriorata o addirittura interrotta in alcuni settori, i tassi di disoccupazione sono aumentati vertiginosamente. In risposta, i Paesi hanno adottato misure di sostegno al reddito per i lavoratori su di una scala senza precedenti. Queste misure includono l’espansione dei programmi di mantenimento del rapporto di lavoro in più della metà dei Paesi Ocse, facilitando l’accesso ai sussidi di disoccupazione in due terzi di essi e trasferimenti di denaro alla popolazione, in particolare ai lavoratori autonomi, in circa la metà dei Paesi Ocse. Alcuni di essi hanno anche aumentato i benefici o fornito un sostegno temporaneo ai pensionati, in particolare a quelli a basso reddito.

Rispetto alle precedenti recessioni, l’ampliata copertura delle misure di sostegno del reddito e dei sussidi di disoccupazione ha fornito una migliore protezione dell’occupazione e del reddito da lavoro, e quindi anche della pensione nei regimi legati al reddito. Oltre alle misure di sostegno del reddito, almeno la metà dei Paesi Ocse ha differito, sospeso o sovvenzionato i contributi pensionistici pubblici. L’impatto sui diritti alla pensione dipende dai dettagli di queste misure nonché dallo stretto legame tra contributi e diritti. Contrariamente ai sussidi salariali, il sostegno al reddito concesso ai lavoratori autonomi è stato generalmente esentato da tasse e contributi previdenziali, e i corrispondenti diritti pensionistici pubblici non sono maturati in conseguenza di questi benefici.

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