Sulle visite di accertamento dell’invalidità “ancora sussistente” si registrano dei ritardi e delle distonie segnalate da più parti, relative sia alle domande nuove che, secondo disposizioni, all’accertamento di quelle già erogate. Siamo ben consapevoli che, stando ai dati di Itinerari Previdenziali, a tutto il 2019 l’insieme delle sole prestazioni assistenziali (prestazioni per invalidi civili, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali e pensioni di guerra) ha toccato quota 4.177.011, quasi 56mila prestazioni in più rispetto al 2018, per un costo complessivo di 22,835 miliardi, importo in costante aumento negli ultimi 8 anni e che alimenta la preoccupazione della sostenibilità del sistema. Ma bisogna anche ammettere che le norme relative all’accertamento dell’invalidità civile e all’erogazione delle prestazioni economiche connesse ella legge 102/2009, nel quadro degli interventi di semplificazione e di riordino della disciplina concernente il riconoscimento e l’erogazione delle prestazioni per invalidità civile, cecità civile, sordità, handicap e disabilità, con l’obiettivo di realizzare una gestione coordinata delle fasi amministrativa e sanitaria, non hanno ben funzionato.



Ai fini degli accertamenti sanitari appunto delle varie fattispecie le Commissioni mediche delle Aziende sanitarie locali sono state integrate da un medico Inps quale componente effettivo. In ogni caso l’accertamento definitivo è dell’Inps e le stesse domande devono essere presentate all’Inps complete delle certificazioni mediche attestanti la natura delle infermità invalidanti secondo modalità fissate dall’Istituto, che a sua volta in via telematica le trasmette alle Aziende sanitarie locali, il tutto con la sovraintendenza della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, alla quale spetta l’individuazione delle modalità di trasferimento all’Inps della funzione concessoria.



Nelle domande il cittadino deve indicare il proprio indirizzo o eleggere domicilio ai fini di ricevere tutte le comunicazioni collegate al procedimento. E qui scoppiano i problemi, perché vi è un blocco perdurante per cui molti richiedenti hanno ricevuto la convocazione della visita nettamente in ritardo se non dopo la convocazione e non sono stati in grado di presentarsi, nonostante Inps assicuri che “la gestione telematica delle domande consente la loro tracciabilità in tutte le fasi del procedimento con possibilità di monitoraggio dell’intero iter”.

È evidente che questi “incidenti” non possono essere attribuibili ai richiedenti poiché le pratiche sono sempre seguite o dai Patronati e dalle associazioni nazionali invalidi, e si ricorda che l’Inps dichiara che “l’invito a visita oltre che essere visibile sul sito dell’Inps, sarà comunicato con lettera raccomandata A.R. all’indirizzo indicato nella domanda o nel domicilio eletto o alla mail eventualmente comunicata”. Evidentemente qualcosa continua a non funzionare, perché in numerose provincie in molti aspettano una risposta da parte dell’Inps alle loro domande di invalidità presentate anche da più di un anno. Il Covid ha contribuito a peggiorare questi ritardi con le visite bloccate da marzo a maggio. Così la giacenza di tali domande presso l’Inps è aumentata del 30% e la situazione, già critica a fine 2019 quando in Italia si contavano 1,3 milioni di domande in attesa, è diventata ora insostenibile.



Ritardi sempre più intollerabili verso un’umanità fragilissima che aspetta delle risposte pronte e certe: anziani che hanno fatto domanda di accompagnamento o per usufruire della legge 104, lavoratori che attendono il riconoscimento per poter lavorare in modalità protetta o per ricevere l’assegno di invalidità parziale. L’Inps è cosciente che la situazione è diventata insostenibile? Ci vuole un piano di intervento per smaltire le pratiche arretrate e soprattutto dare certezza di comunicazione ai richiedenti. C’è carenza di organico e bisogna trovare, su base locale e regionale, rapide soluzioni a problemi che si trascinano, e certo è che le competenze piombate su l’Inps come il coordinamento Anpal, i “vari assegni” unico, di cittadinanza, di emergenza, mettono in ulteriore affaticamento l’Istituto, già provato.

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