In un periodo particolare dove le pensioni di vecchiaia e l’intera riforma previdenziale è a “rischio” o meglio dire “in dubbio”, vi è una considerazione da fare che molto spesso viene ignorata: gli svantaggi significativi di coloro che hanno iniziato a versare i contributi prima del 1996.



Chi ha cominciato a lavorare presto (nello specifico prima del 1996), gode di un sistema contributivo misto. Questo implica poter godere di una integrazione al trattamento minimo qualora l’assegno previdenziale sia molto basso (strumento che non è previsto per chi invece è nel sistema retributivo).

Pensioni di vecchiaia: lo svantaggio di chi è nel sistema misto

I contribuenti che accedono alle pensioni di vecchiaia con il sistema misto (per chi ha cominciato a lavorare prima del 1996), deve aver versato un minimo di 20 anni di contributi. Lo svantaggio molto sottovalutato è la perdita di ogni singolo contributo laddove non raggiungesse il quantitativo minimo previsto.



Le uniche eccezioni previste per ovviare a questo obbligo sono tre:

  1. Aver versato almeno 15 anni di contributi previdenziali entro e non oltre il 31 dicembre;
  2. Al 31 dicembre del 1992 l’INPS ha concesso l’autorizzazione al versamento della contribuzione volontaria;
  3. Godere di una anzianità assicurativa di almeno 25 anni e almeno 10 anni i cui soggetti (appartenenti deroghe Amato) non devono aver versato 52 settimane contributive.

Chi però non raggiunge i 20 anni di contributi deve affrontare un aspetto scoraggiante: perdere (per intero) i contributi versati per anni con la conseguente perdita di denaro.



Il paracadute contributivo

Lo stesso rischio non è adeguato alle pensioni di vecchiaia da destinare a chi ha iniziato a versare contributi dopo l’1 gennaio del 1996. Per loro – anche se non versassero una settimana di contributi – è previsto un “paracadute”.

Si tratta del diritto di rinviare il diritto pensionistico al compimento di 71 anni d’età, in cui sono sufficienti cinque anni di contributi per garantirsi una rendita vitalizia.