La cura degli anziani è una grande tematica del nostro tempo ed è necessario riscoprirne il valore, «i vecchi hanno tanto da darci: c’è la saggezza della vita. Tanto da insegnarci. Il dialogo giovani-nonni, bambini-nonni è fondamentale per la società, è fondamentale per la Chiesa, è fondamentale per la sanità della vita. Dove non c’è dialogo tra giovani e vecchi manca qualcosa e cresce una generazione senza passato, cioè senza radici» (Francesco, Udienza, 15 giugno 2022).



Prendersi cura dell’anziano e riscoprirne il valore comporta il pensare a sistemi che siano in grado di sostenere le persone che sono uscite dall’età lavorativa, che non producono quindi reddito e che si mostreranno sempre più bisognosi di assistenza socioeconomica. Sostenere queste persone dal punto di vista economico è compito dell’istituto previdenziale, che eroga la pensione a seguito del versamento dei contributi. È qui corretto parlare di “patto generazionale” che si instaura tra la popolazione lavorativa e quella anziana, dove la prima sostiene la seconda, che a sua volta aveva sostenuto la precedente. La previdenza, perché funzioni, non può pensare a breve o brevissimo termine e a una specifica generazione, ma al contrario deve essere impostata con uno sguardo sul futuro: infatti, i lavoratori di oggi saranno gli anziani che domani graveranno sulla prossima generazione: «In sostanza, un forte legame tra le generazioni è il presupposto perché la previdenza funzioni» (Francesco, discorso all’Inps, 3 aprile 2023).



Così com’è impostata la previdenza può funzionare solamente se gli attivi sono superiori numericamente agli inattivi. In altri termini, a fronte di una popolazione con una maggiore longevità e con un sempre minor numero di nuovi nati, il sistema è destinato a collassare. I pochi lavoratori dovranno, con il proprio reddito, sostenere il sistema previdenziale, oltre che provvedere ai propri bisogni: nel caso di lavoratori con figli, tali spese diventano ancora più gravi e insostenibili.

Non è d’altronde possibile provvedere in altro modo che con i contributi da lavoro: generare debito a fondo perduto non sarebbe una scelta economicamente e politicamente pensabile, dato che l’Italia è un Paese già fortemente indebitato, con un rapporto debito/Pil pari al 150,4% e un debito di 2678,4 miliardi di euro(dati 2021). Un indebitamento di questo tipo non solo non sarebbe del debito buono (Mari Draghi) che non genera alcuna ricchezza (il contrario, di fatto, di un debito a seguito di un investimento), ma farebbe solo aumentare il già gravoso peso dell’indebitamento economico sulle spalle delle prossime generazioni.



È più che mai urgente investire sulla natalità, invertendo il trend demografico: «Mi viene in mente l’espressione di un uomo di quasi 60 anni, che davanti all’inverno demografico italiano dice: “Ma chi pagherà la mia pensione? Non saranno i cagnolini che la gente ha al posto dei figli”» (Francesco, discorso all’Inps, 3 aprile 2023). Perché il patto tra generazioni possa continuare è necessario che esista una prossima generazione, e che sia numerosa: in termini ancora più semplici, per sostenere una popolazione anziana serve una numerosa popolazione giovane. Sembra invece che questo vitale problema oggi non sia percepito a livello politico e culturale: «La società sembra aver smarrito l’orizzonte futuro: si è appiattita sul presente e interessa poco quello che potrà capitare alle future generazioni» (Francesco, discorso all’Inps, 3 aprile 2023).

Non basta investire sul fenomeno migratorio: se da una parte è utile avere lavoratori stranieri che versino i contributi, dall’altra non sono questi i risolutori del calo demografico. I problemi che incontrano le famiglie non sono solo di natura culturale (pur presenti e rilevanti) ma anche sistemici: fare un figlio costa, sia economicamente, con il rischio di entrare nella fascia di povertà assoluta, che a proposito dell’occupazione femminile.

Nel recente discorso ai dirigenti e ai dipendenti all’Istituto nazionale di previdenza sociale, il Papa ha fatto tre appelli: il primo sul lavoro nero, che al singolo può sembrare vantaggioso ma che nasconde sfruttamento, insicurezza riguardo al futuro e non consente l’accesso al sistema pensionistico; ha espresso un no altrettanto forte a riguardo del precariato, che genera una dipendenza dall’insicurezza, non permettendo di fare scelte importanti ai giovani, come formare una famiglia, né consente ai genitori di poterla sostenere economicamente, portando quindi indirettamente a un decremento della natalità. Al contrario, è il lavoro dignitoso quello che «permette una partecipazione al benessere proprio e degli altri» (Francesco, discorso all’Inps, 3 aprile 2023).

In definitiva, è necessario uno sguardo di lungo periodo da parte di tutta la sfera politica, almeno sui temi della natalità e del lavoro, avere negli occhi l’orizzonte futuro cui accennava il Pontefice, per evitare il collasso di un sistema che, stando ai dati demografici, non potrà durare ancora per molto.

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